Burkina Faso: "Noi non ci facciamo intimidire...". Intervista alla dottoressa Leda Schirinzi

di FRANCESCO GRECO - OUAGADOUGOU (BURKINA FASO). Il massacro di matrice jihadista agli inizi di marzo in Burkina Faso (che segue l’attentato dei mesi scorsi al ristorante “Il Cappuccino”) contro obiettivi francesi non ha, purtroppo, sorpreso più di tanto chi frequenta quel paese dell’Africa da decenni, portando aiuto e sollievo alle popolazioni con screening e vaccinazioni di massa.

Un paese che sente e vive come proprio, un popolo che ha bisogno di tutto e con cui si è entrati in empatia. La dottoressa Leda Schirinzi (lavora al distretto sanitario di Casarano) lo frequenta da anni, è tornata lo scorso dicembre per l’ultimo progetto pediatrico: 500 vaccinazioni ai bambini dei villaggi attorno alla capitale. Quel che è accaduto la lascia senza parole, addolorata, confusa.

DOMANDA: Dottoressa, l’aria era cambiata negli ultimi tempi?  
RISPOSTA: "Mi reco in Burkina Faso, con un progetto che da 10 anni aiuta i bambini con MK. Si, effettivamente da 3 anni a questa parte la situazione si è modificata, si assiste ad un progressivo peggioramento della situazione politica, l’atmosfera generale è un pò più cupa e ansiogena".

D. Anche il presidente francese Emmanuel Macron in visita tempo fa (dicembre 2017) era stato oggetto di contestazioni…
R. "Si, perché non bisogna dimenticare l'appoggio della Francia contro la Jihad islamica nel Mali".

D. C’è consenso popolare attorno al terrorismo nel nord del paese e a sud, nel Sahel?
R. "Di questo non ne sono certa, ma non si può negare una maggiore aggressività di tanti giovanissimi che vedono nella Jihad uno scopo ben preciso".

D. Ora cosa accadrà con i progetti umanitari a quei popoli, subiranno modifiche, pagheranno gli innocenti?
R. "Ahimè, chi paga sempre nelle guerre e nella destabilizzazione di un Paese sono i più deboli, ma noi non ci facciamo intimidire, anche se adoperiamo maggiori cautele negli interventi".

D. E’ vero che per lei era pronta la cittadinanza onoraria da parte di un sindaco del Burkina Faso?
R. "Questo aspetto non è assolutamente importante, ciò che conta è la sensibilizzazione verso i temi della solidarietà e dell’amicizia tra i popoli. Anche una onorificenza aiuta a divulgare valori spesso dimenticati da noi Europei".

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