Una sposa per l’Imperatore della Cina

di VITTORIO POLITO - Molti stranieri sognano di sposarsi in Italia, in particolar modo a Venezia o a Firenze, o scegliendosi preferibilmente una sposa italiana.

Nel 1712 nel protocollo degli atti del notaio Antonio Pepe è leggibile uno strano documento recante l’appello rivolto alle donne dall’Imperatore della Cina, Hsuan yeh della dinastia Ts’ing, finalizzato a trovare moglie essendo per lui “arrivato il tempo in cui il fior della real gioventù doveva maturare i frutti”. Per tale motivo inviò a Papa Clemente XI (1649-1721), un messaggio affinché lo aiutasse a trovare una sposa a lui adatta fra le donne d’Europa. Nella missiva si definiva “il favorito di Dio, altissimo sopra tutti gli altissimi sotto il sole e la luna, seduto nella sede di smeraldo della Cina sopra cento scaloni d’oro ad interpretare la lingua di Dio a tutti i discendenti, e fedeli d’Abramo”.

Il messaggio, scritto “con la penna bianca dello struzzo vergine”, chiedeva in sostanza una donna fiera, casta, autoritaria, fedele, sapiente, con occhi di colomba, bocca a conchiglia, di età intorno ai 17 anni, di statura bassa e di vita sottile, possibilmente nipote del pontefice o di alto gran sacerdote latino. Pretese sproporzionate, considerando che l’età dell’imperatore, secondo quanto era dato di sapere, si aggirava intorno ai 50 anni.

Secondo un padre gesuita, che aveva tradotto la lettera in italiano, anche il nonno del pretendente aveva a suo tempo richiesto al re di Francia, Ludovico XIII, di procurargli una fidanzata e che il sovrano gli aveva proposto la scelta tra una principessa francese e una Contarini, una nobile famiglia appartenente al patriziato veneziano, facente parte delle antiche famiglie apostoliche, ma non le cronache del tempo non riportano la conclusione della faccenda.

Anche della richiesta dell’Imperatore cinese al Papa non si conosce l’esito, ma certamente Clemente XI ne dette ampia divulgazione, dal momento che il testo tradotto in lingua italiana giunse anche dalle nostre parti ed il notaio Pepe ne prese buona nota nei suoi protocolli.

Non è dato sapere se qualche giovane dama barese fosse stata disposta a diventare sposa dell’Imperatore, cosa improbabile, ma l’episodio molto ben documentato, aggiunge una pittoresca nota alla varia problematica del femminismo barese.

Le notizie descritte sono state riprese dal libro di Vito Antonio Melchiorre “Storie Baresi” (Levante Editori).

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