Gazebo (intervista): «Negli anni '80 vi ho fatto ballare con 'I like Chopin', oggi con 'La Divina' racconto la storia del mio maestro Alberto»

di NICOLA RICCHITELLI – E’ tornato Gazebo, dopo 8 album in studio, un doppio live e innumerevoli compilation e lo ha fatto con "Italo By Numbers", album già disponibile nei negozi tradizionali, in digitale e in una special edition in vinile, in cui l’artista ripropone alcuni classici della famosissima ondata di musica dance made in Italy, che ha spopolato in tutto il mondo a metà degli anni ‘80, arricchiti dal brano inedito “La Divina”, - singolo in rotazione radiofonica - in cui per la prima volta Gazebo si cimenta con la lingua italiana. E' un brano nato da un incontro speciale, ma del tutto casuale: «…passeggio, mi chiamano, mi giro ma non c’è nessuno, anzi, c’è il vecchio barbone Alberto seduto sul predellino di una roulotte, abbandonata come lui. Guardo meglio e mentre mi avvicino la mia mente viaggia nel tempo quando quell’uomo era un brillante tenore e io uno qualsiasi alla ricerca del segreto del bel canto… nell’aria risuonavano le note di Madame Butterfly con il timbro inconfondibile della Divina, La Diva... La Dea».

“Italo by numbers” si apre con la hit delle Flirts "Passion", brano firmato da Bobby Orlando conosciuto per essere stato anche il primo produttore dei Pet Shop Boys, passando poi dalla poesia di “Survivor” di Mike Francis all’energia di "Easy Lady" di Spagna. Non mancano i tormentoni, dalla versione rimasterizzata di "I Like Chopin" a "Self Control" del primo Raf, da "Tarzan Boy" di Baltimora a "Happy Children" di P.Lion, senza dimenticare i successi dello stesso Gazebo, come “Masterpiece” (in versione rimasterizzata) e “Lunatic”.

Presenti nell’album anche brani come "Another Life" di Kano, "People from Ibiza" di Sandy Marton, e successi firmati da Gazebo come "Wait", "Rainfall Memories", e la hit "Dolce Vita", portata al successo da Ryan Paris. A chiusura dell’album, arriva "La Divina", brano inedito dal sound tipicamente Italo Disco che si è però sposato perfettamente alla lingua italiana: «Il ricordo degli anni ‘80 è sempre vivo in coloro che li hanno vissuti e oggi più che mai c'è la voglia di lasciarsi andare alla leggerezza ed al divertimento della musica di quel decennio che è stata se vogliamo l'ultima del pre-digitale – così Gazebo presenta l’album -  Questo disco di ben 17 brani è una perfetta macchina del tempo che vi permetterà come nel film di Zemeckis di ritornare al futuro dove la musica era musica e le persone si incontravano dal

GAZEBO, alias Paul Mazzolini, nasce a Beirut nel 1960. La sua vita come quella dei suoi genitori è quella di un poliglotta girovago, sempre alla ricerca di nuove facce, culture e sensazioni. Nel 1981 incontra Paolo Micioni (ex dj alla ricerca di giovani talenti) ed insieme decidono di imbarcarsi nell'avventura di una produzione indipendente, il primo brano si chiama "Masterpiece" e diventa uno dei preferiti dei discotecomani e raggiunge le vette delle classifiche dance di mezzo mondo. Nel 1983, con "I Like Chopin", Paul raggiunge il grande pubblico, arrivando primo in classifica in Germania, Francia, Italia, Svizzera, Austria, Danimarca, Finlandia, Spagna, Belgio, Canada, Giappone, Portogallo, Hong Kong, Corea, Singapore, Turchia, Messico e Brasile, totalizzando più di otto milioni di copie vendute nell'arco degli anni ‘83-‘84. Tra i suoi successi, anche “Dolce Vita” portato al successo da Ryan Paris nel 1983, vendendo più di 4 milioni di copie in tutta Europa.
Con oltre 12 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Gazebo è uno dei maggiori esponenti dell’Italo Disco.

Paul, innanzitutto ti ringrazio per la disponibilità a questa chiacchierata con la nostra testata.  Iniziamola parlando dal tuo nuovo singolo in rotazione “La Divina”, un brano dal suono e dai tratti dance ma con un testo molto forte, un testo che parla del tempo che passa e di quanto la vita ti possa far cadere giù, e lo fai raccontando del vecchio Alberto un barbone dal passato da tenore. Dove hai tratto ispirazione nella scrittura di questo pezzo?
R:«E’ stato un caso, nell’album c’è un brano inedito in Inglese “Untouchable” che volevo fare passare scherzosamente per un fake80. Una sera ho visto in TV un documentario sulla Callas e mi sono tornati in mente le lezioni di canto che facevo con il mio maestro Alberto agli anni '70. Lui era un grande fan della Divina e non faceva altro che parlarmene. Molti anni dopo lo rincontrai per caso, viveva in una roulotte abbandonata e l’unica cosa di cui non poté fare a meno era la voce ed una gigantografia che si portava sempre appresso della... Divina. L’indomani scrissi di getto il testo e lo cantai subito sulla base di “Untouchable”, decisi allora di aggiungere il brano come bonus track sul disco».



Una domanda che viene facile farti è appunto da dove nasce la scelta di un brano in lingua italiana?   
R:«Mi sono sempre astenuto dal cantare in Italiano perché pensavo che di cantanti bravissimi in Italia ce ne sono già tantissimi, sarebbe stato molto difficile per me crearmi un’identità vocale. Questo brano è emozionale e ha invece  un suo senso, anche in Italiano».

Come sei riuscito a conciliare i due aspetti e quindi la dance con un certo tipo di scrittura?
R:« Questo è appunto la magia del suono degli anni '80, la Italo disco proviene dalla new wave che tanto fece tendenza alla fine degli anni 70, con gruppi come Ultravox, ecc. l’elettronica e le melodie, l’iconografia ed il riferimento romantico nei testi si sposava benissimo con il nostro senso melodico, non era difficile, in fondo, se pensiamo al lavoro di Battiato di quel periodo, questo era la New wave Italiana!».


Paul parliamo ora di "Italo By Numbers", 17 brani, ma soprattutto i più grandi successi che hanno fatto ballare una generazione durante gli anni '80. Da dove nasce l’esigenza di rivivere quegli anni lì?
R:«“Reset” 2015 il mio penultimo album era sostanzialmente già un ritorno all’elettronica per me, dopo il Prog di “The Syndrone” 2008. Avevo ritirato fuori i miei vecchi sintetizzatori analogici e le mitiche batterie elettroniche dell’epoca (Linn Drum e Simmons) e ci stavo giocando in studio quando per scherzo venne fuori il giro di basso di “Tarzan Boy” sul Minimoog, completai l’arrangiamento sempre in un contesto ludico e mi tornarono in mente gli altri pezzi dell’epoca che mi avevano divertito e fatto ballare. Così un brano dopo l’altro sempre senza prendersi troppo sul serio venne fuori che avevamo un vero disco per le mani! Ho delegato anche molto sugli arrangiamenti e questo mi ha permesso di affrontare il progetto con molta leggerezza e credo che questo sia l’intento del disco. Leggerezza e divertimento nel rispetto delle composizioni e degli arrangiamenti originali, non ho voluto farne un disco di remix, li ho registrati come se fossero stati prodotti all’epoca e questo con cura maniacale».

Paul, cosa sono stati gli anni '80?
R:«Un decennio cuscinetto tra i 70 che da noi erano sinonimi di crisi economica e problemi sociali e i '90 che ci hanno risvegliato con le guerre e le grosse crisi della politica. La gente ha avuto una parentesi di leggerezza e di superficialità che talvolta fanno anche bene. Chi li ha vissuti li vede come un momento magico».

Come è cambiata la dance durante tutti questi anni?
R:«E’ cambiata perché sono cambiati i produttori della dance, siamo passati dai produttori/musicisti ai produttori/dj, quest’ultimi hanno una esigenza diversa, hanno la convinzione che un brano dance debba seguire i dettami standard e non deve interrompere il flusso, producono brani con i stessi BPM e le stesse configurazioni ritmiche in. Il musicista pensa innanzitutto alla musica e poi la veste di “dance” sono due visioni opposte. La rivoluzione digitale ha fatto il resto mettendo in mano a tutti e per pochi soldi tutti i mesi necessari ed automatici per produrre un brano, non serve saper suonare uno strumento o conoscere quale nozione di musica».

È cambiato anche il modo di entrare in una discoteca e stare in una pista da ballo?
R:«Penso sia ovvio, le serate sono ormai ben orientate verso un genere o un sub genere dall’inizio. La serata house è solo house, non ci sentirai mai un lento o un brano degli '80, un tempo si andava in discoteca per conoscere e divertirsi, oggi ci si conosce sui social e divertirsi è un optional talvolta anche pericoloso. Il sesso e la violenza sono ormai banalizzati e questo a me fa paura».

Paul, per chiudere vorrei chiederti se al disco seguirà un tour e se magari avremo la possibilità di apprezzarti anche in Italia….
R:« Si, certo! il 21 Aprile a Roma abbiamo presentato “Italo By Numbers”, live con una band d’eccezione, e stiamo lavorando per portare lo spettacolo in giro per l’Italia! Potete seguire le news e le tappe sulla pagina eventi del mio Facebook: https://www.facebook.com/pg/GazeboOfficial/events».

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