“L’abito? Deve farci sentire libere”. Parla la stilista polacca Ewa Stepien



di FRANCESCO GRECO - “L’abito? Deve donare alla donna un senso di spazio, di assoluta libertà…”.

In tempi di condizionamenti totali, di globalizzazione che asporta ogni specificità culturale, estetica, artistica, di modelli di vita imposti con straordinaria violenza mediatica, è un concept originale, e se vogliamo anche provocatorio.

E’ quello della fashion designer polacca (ma leccese di adozione) Ewa Stepien, che dopo aver girato il mondo (da Singapore a Cuba), oggi lavora nella città del poeta Ennio, Vittorio Bodini e l’usignolo Tito Schipa, e grazie a una borsa di studio frequenta i corsi della celebre “Calcagnile Academy” fondata da Rosanna Calcagnile, fedele da oltre 30 anni alla mission di scoprire talenti, affinare il loro istinto, dar loro una professionalità indiscussa e offrire poi un futuro di lavoro nel mondo dell’alta moda.



DOMANDA: In che modo si avvicina alla stoffa intonsa e crea un abito tutto suo?
RISPOSTA: “Scelgo le linee pulite, essenziali, sobrie. L’abito deve incarnare il corpo, contenerlo, essere confortevole: il tessuto deve essere un tutt’uno con la pelle”.


D. Che sensazione deve dare alla donna che lo indossa?
R. “Come le dicevo, deve trasmettere un senso di spazio, di libertà…”.

D. Quali sono le caratteristiche, le qualità specifiche che deve avere un abito?
R. “I tessuti devono essere naturali, le rifiniture certosine”.

D. E quindi dare la sensazione di indossare un abito unico, come unica è la donna?
R. “Un abito deve trasmettere innanzitutto qualità, poi unicità, eccellenza, ma anche un senso cosmopolita, da cittadina del mondo ovunque si trovi e in qualunque situazione: lavoro, vacanza, cerimonia, ecc.”.

D. Vuole spiegare meglio questo concetto?
R. “Un abito deve farti sentire adeguata, giusta in qualunque parte del mondo ti trovi. Deve rappresentare una donna davvero libera, eterea, consapevole di quel che è, del mondo e del luogo dove si trova a vivere”.

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