Il ‘caso’ Casalino e l’Ordine dei Giornalisti

di VITTORIO POLITO - Senza entrare nel merito delle motivazioni che hanno scatenato la rivolta del mondo giornalistico per le dichiarazioni di Rocco Casalino, ritengo quanto mai utile eliminare certi “Ordini”, quello dei “Giornalisti” in particolare, dal momento che certi presidenti, in certi casi e in certe situazioni, hanno adottato dei provvedimenti, anche secondo le leggi che regolano la materia, del tutto contraddittorie. Il riferimento è ai giornalisti-pubblicisti che si son visti cancellare dagli elenchi degli “Ordini”, solo perché “rei” di non essere stati pagati da editori di giornali e testate varie, mentre le stesse pagano profumatamente certe “firme” anche se scrivono “ovvietà”.

L’ex presidente nazionale dell’Ordine, Enzo Iacopino, si dimise poiché “Il recupero della credibilità della categoria si è rivelato un vero fallimento”. Prevalgono un gioco perverso e irresponsabile di opposte militanze, il settarismo, la superficialità, le urla, le volgarità. C’è chi si compiace di galleggiare tra gelati e patate. Perfino la trasmissione di segnalazioni ai Consigli di disciplina territoriali, un atto imposto dalle leggi e dalle norme interne, diventa materia per polemiche, alimentate da ‘professori del diritto’ che si dividono equamente dalla parte cui schierarsi.

Alcune testate pur di far apparire nomi “altisonanti”, con note dai contenuti spesso di nessun rilievo, soprattutto nei giorni festivi, pagano cifre esorbitanti, mentre in contemporanea “strozzano” i pubblicisti o i tirocinanti che tentano in qualche modo di guadagnarsi “il pezzo di pane” o di acquisire il diritto a iscriversi all’Ordine sborsando anche parecchi soldini.

Vito Crimi, definisce la decisione dell’OdG della Lombardia di aprire un‘istruttoria sul capo della comunicazione di Palazzo Chigi, “una svolta negativa nel rapporto tra giornalista e le sue fonti”.

Dice bene il “Movimento 5 Stelle”, “A cosa serve l’Ordine dei Giornalisti se non sanziona la diffusione delle notizie false e i comportamenti antietici di giornalisti mossi solo da interessi di partito e non dal desiderio di informare i cittadini?”

Forse aveva ragione Balzac, francese come il presidente Macron, quando affermava: «Le leggi sono ragnatele che le mosche grosse sfondano mentre le piccole ci restano impigliate».

Niente di nuovo se Solone (630 a.C.), come ci racconta Plutarco nelle «Vite parallele» affermava: «Le leggi sono come ragnatele, che rimangono salde quando vi urta qualcosa di molle e leggero, mentre una cosa più grossa le sfonda e sfugge».

Ridurre il tutto ad una questione di stelle, cadenti o lucenti non ci interessa, e non è da uomini che vogliono bene all’umanità, perché per quanto la legge possa essere ‘energica’ deve sempre fare i conti con i ‘bisogni’ e le ‘esigenze’ del popolo.

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