Marlene Kuntz (intervista): «Trent’anni di carriera? All'inizio non ci credevamo...»

di NICOLA RICCHITELLI – Virtualmente oggi voliamo verso Cuneo, lì dove circa trent’anni fa ha avuto inizio la storia di una delle band più longeve del panorama alternative rock italiano. Sulle pagine virtuali del Giornale di Puglia quest’oggi ospitiamo la voce e la musica dei Marlene Kuntz, capitanata da Cristiano Godano (voce e chitarra), Luca Bergia (batteria, percussioni) e Riccardo Tesio alla chitarra. Fanno parte del gruppo, da qualche anno a questa parte, il polistrumentista Davide Arneodo e il bassista Luca Lagash Saporiti.

A rispondere alle nostre domande proprio uno dei due fondatori della band. Stiamo parlando di Riccardo Tesio, il chitarrista che assieme al batterista Luca Bergia, nel lontano 1987 costituirono il nucleo originario dei Marlene Kuntz.     

Eccoci qua e grazie per essere qui quest’oggi nello spazio dedicato alle interviste del Giornale di Puglia.

Meno di un anno – 13 maggio 1989 – e saranno passati trent’anni dal primo concerto dei Marlene Kuntz. Quanto è importante quella data per la storia della band?
R:«Oltre ad essere la data del nostro primo concerto, poca altra importanza. A parte Cristiano, avevamo tutti pochissima esperienza di palcoscenico, e l'obbiettivo era "rompere il ghiaccio" il prima possibile. Salimmo su quel palco con pochissime canzoni pronte».

Come si vivono momenti come quello di un primo concerto?
R:«È assolutamente soggettivo... io all'epoca ero estremamente timido, per me salire su un palco era una sfida. Ero quasi terrorizzato. Non ricordo altro».

Cosa c’è oggi meritevole di essere celebrato tra venti o trent’anni?  
R:«Si celebrano le cose o gli avvenimenti che restano nell'immaginario delle persone per molti anni; difficile dire ora che cosa resterà tra venti o trent'anni. In genere in ogni caso si celebrano le cose del primo periodo di attività: per ovvi motivi anagrafici c'è da sperare che fra vent'anni (per non dire fra trenta) noi si sia ancora in forma per salire su un palco, con un pubblico felice di vederci. Se poi sarà un tipo di pubblico che vorrà noi si celebri i dischi che facciamo ora... beh, ben venga. Sarebbe un buon goal».

Momenti come questi hanno oggi lo stesso peso così come ieri?
R:«Penso di sì».

Come si spiega la tendenza ai giorni d’oggi a celebrare l’uscita di un disco o a celebrare un particolare concerto?
R:« Beh, certi momenti lasciano un segno nel vissuto di chiunque (sia nei fruitori che nei musicisti); se c'è l'occasione di riviverli, anche solo parzialmente, perché no? E poi... si è visto che certe "ricorrenze" funzionano. Sono occasioni di lavoro in un momento storico in cui si deve suonare di più per sopperire alla fine del disco come fonte di guadagno».

Stare sulla scena musicale per più di trent’anni... Ve lo sareste mai aspettato?
R:«Ovviamente no, non al principio. Dopo un po' di anni, abbiamo iniziato a pensarci. Dopo qualche altro anno, abbiamo iniziato a sperarci. Ora ci sembra di esserci riusciti, in effetti».

Una domanda forse provocatoria o forse no: esiste ancora il rock ai giorni d’oggi?  
R:«Sì, certamente. Anche se, inteso come stile musicale, ha perso quella componente di rottura che aveva all'inizio. Non è il momento migliore per il rock: e non ci è dato sapere se tornerà a essere importante per le nuove generazioni. Nel caso non dovesse avvenire l'importante è che si possa arrivare a quei "fra vent'anni" detti poco sopra».

Che significa oggi far musica e stare su un palco?  
R:«Non esiste una risposta univoca: esistono molti modi diversi di intendere e fare la musica, di stare su un palco».

C’è qualcosa che è mancato in questi trent’anni alla storia dei Marlene Kuntz?
R:«Sicuramente qualche desiderio insoddisfatto c'è (e meno male!); ma se siamo qui ancora a suonare, dopo trent'anni di attività, beh.. non ci possiamo proprio lamentare».

A livello di album l’ultimo risale ad un paio d’anni fa, bolle qualcosa in pentola? È in programma un nuovo album di inediti nel prossimo futuro?  
R:«Sì, è previsto un nuovo album di inediti, ma non sappiamo ancora dire quando sarà pronto».

(ph credits: A.Antonioni)

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