Peripatetico. Quando lo sport diventa gioiosa esperienza di fede

di ROBERTO BERLOCO - Altamura. Quando s’ha voglia di far veramente il Bene, non v’è confine o scusa che tenga. E le strade da percorrere sono tante, non di rado diverse e non sempre riconoscibili a prima vista. Partendo tutte, comunque, da un’intenzione che si tramuta in volontà, da un seme che germoglia in albero, per dar frutti destinati a maturare e a far parlare di sé.

Una di queste maniere di operare in positivo è il “Peripatetico”, nome col quale è appellato l’oratorio della chiesa di San Giovanni Bosco.

Con una sede fisicamente rientrante nella struttura di via Metastasio e pur facendo capo al parroco titolare don Angelo Cianciotta, il “Peripatetico” dispone di un autonomo statuto associativo e d’una propria organizzazione, presieduta da Michele Casanova, a gestire le diverse attività socialmente proficue, mirate anche al recupero di gioventù in situazioni di disagio o indietro nella società.

Proprio da qui, appena nel Maggio scorso, è partita l’iniziativa del “Mundialito”, un torneo calcistico di A 5 secondo la formula ordinaria dei gironi, disputato all’interno dei campetti di pertinenza della parrocchia di Sant’Anna.

(Un momento di gioco del Mundialito presso i campetti della chiesa di Sant’Anna)
Aderendo con entusiasmo all’invito del direttivo dell’oratorio, oltre cinquanta tra giovani ed anche meno giovani di buona volontà, in gran parte di Altamura e nella restante provenienti da cittadine limitrofe, sono andati a comporre otto squadre, a ciascuna delle quali è stato attribuito il nome di una delle nazioni che, solitamente, superano le periodiche qualificazioni per i Mondiali di calcio. Curiosamente, per una voluta coincidenza, volendo rispecchiare la compagine delle partecipanti alla manifestazione di “Russia 2018”, tra le “nazionali” in campo mancava l’Italia.

Per rendere l’evento ancor più vicino alla realtà odierna del calcio più seguito, ogni “società” di riferimento disponeva di una certa quantità di milioni di euro, naturalmente reali solo nel mondo della fantasia, da spendere per l’“acquisto” dei giocatori.

Con un calciomercato a decidere l’organico delle formazioni, i vari “Higuain”, “Dybala”, “Ronaldo”, “Messi” e “Mandzukic” locali hanno così potuto sfoderare le proprie doti atletiche e tecniche in una serie di incontri, durati sino alla finale di Giugno, tutti all’insegna dell’affiatamento in chi ci giocava e di un dinamismo che non ha mancato di produrre punte di piacere visivo in coloro che assistevano dietro il reticolato del perimetro di gioco.

Ma se al successo di ogni gara ha contribuito l’intento agonistico, vivo e spassionato dei partecipanti, è stato lo spirito di fraternità cristiana, quello che sta alla radice degli oratori di tutte le parrocchie dedicate al fondatore dei Salesiani, a scandire, sostanziare e rendere speciali i minuti di ciascuna partita, animando d’una gioia indimenticabile lo stare insieme durante ogni fase di questa competizione in formato casalingo.

(Un’azione di gioco durante il Mundialito di quest’anno)
Non a caso, puntualmente prima d’iniziare ognuno di questi appuntamenti con il pallone, i componenti delle squadre sfidanti si raccoglievano per recitare il Padre Nostro ad una voce, tenendosi per mano e rigorosamente in circolo, quasi a voler simboleggiare il corpo di un’unica anima.

E sempre non per caso, dopo il fischio finale dell’arbitro, con il risultato della vittoria e della corrispondente sconfitta oppure solamente uno di pareggio, ci si ritrovava tutti riuniti nello spogliatoio per il cosiddetto “terzo tempo”, un momento di definitiva comunione consumato in un clima di festa, con il companatico di una pizza da dividere o di un assortimento di paste alla crema. A testimoniare ulteriormente l’autentico senso dell’esperienza vissuta, quello di un collante spirituale e moralmente edificante, basato sull’occasione di un avvenimento sportivo.

Lungo la medesima riga di senso anche altri due episodi, avvenuti durante il corso degli ultimi dodici mesi, secondo la concezione di anno sociale che, per il “Peripatetico”, inizia e termina con la stagione estiva.

(Un momento della partita di pallavolo nel corso del “Peripaweek” nel Luglio scorso)
Il primo nell’Ottobre scorso, con una rievocazione casereccia dell’”Eredivisie”, il campionato di calcio olandese e la consueta suddivisione in raggruppamenti.

L’altro, a metà di Luglio passato, dedicato alla  pallavolo e inserito nel “Peripaweek”, un contesto settimanale occupato prevalentemente da momenti di socialità all’insegna dell’allegria e di un sano divertimento.

Con il coinvolgimento di discipline sportive popolari e la regola della gratuità a pulsare dietro ogni iniziativa, la missione compiuta dal “Peripatetico” d’accendere un fuoco di fratellanza sotto il cielo della fede cristiana, riesce così a dar ragione di una visione d’un modo sano di far vita comune e di crescere in unità, facendo da orma di pace e costruttivo modello di presente per generazioni che saranno boa di speranza per nuove che verranno.

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