4 novembre: l'Unità nazionale dimenticata e non più festeggiata dal '77

di NICOLA ZUCCARO - Il 4 novembre 1918, all'indomani della firma della resa da parte dell'esercito austro-ungarico dinanzi a quello italiano e con l'ingresso dell'Esercito italiano in Trento e della Marina militare italiana in Trieste, si conclusero 3 anni dolorosi, costernati da lutti e lacerazioni, storiograficamente racchiusi per l'Italia nel Primo Conflitto mondiale 1915-1918. Un triennio che, secondo la storiografia italiana, fu decisivo per il compimento del processo di unificazione nazionale rimasto in sospeso dal 1861, anno nel quale si realizzò l'Unità territoriale e politica dell'Italia.

Se a 100 anni di distanza dagli eventi precedentemente menzionati la gran parte degli storici sostiene che il 4 novembre non rappresentò solo un successo militare ma anche civile, per la compattezza e per la compresenza dei combattenti italiani (provenienti in gran parte dall'Italia Meridionale) nel respingere l'invasione straniera, rappresentata dall'esercito austro-ungarico, ci sono i presupposti per riportare il "rosso" sul 4 novembre.

La festività civile istituita con un Regio decreto del 1923 rimase in vigore fino al 1976 e dal 1977 fu "trasferita" per le varie onoranze ai caduti alla prima domenica di novembre. Si pagherebbe così quel debito che l'Italia, a 100 anni dalla fine della Grande Guerra, non ha ancora saldato verso coloro che sacrificarono la propria vita a difesa della sovranità e dell'unità nazionale.


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