"Ciao Alessano, andiamo in Germania…"

di FRANCESCO GRECO - “Goodbye Alessano, qui non ci troviamo bene, partiamo per la Germania…”. Siriani, brava gente! E’ durato poco più di due mesi il soggiorno della famiglia siriana (il marito Fadi, la moglie Jima e due bambini, Simon di 8 anni e Hadi 4) che con un corridoio umanitario, il 1 dicembre 2018, passando da Roma, sono arrivati ad Alessano grazie al lavoro sinergico della Fondazione don Tonino Bello, la Comunità di Sant’Egidio, la Fondazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese. 

Da giorni non si sa più nulla della famiglia Alnaser. Missing. Spariti in un buco nero. Pare abbiano lasciato un biglietto in cui salutano la città di don Tonino e Papa Francesco e se ne va in Germania, dove c’è una folta comunità siriana ben integrata, a cui Frau Merkel “aprì” qualche anno fa: gli analisti sostengono che lì iniziò il suo declino. E dove, probabilmente, gli Alnaser hanno qualche parente o conoscente che ha aperto loro una strada nel mondo del lavoro. E dove, si spera, stiano meglio… 

Strana storia quella dei siriani di Alessano. Col suddetto “corridoio” arrivarono a Roma il 30 novembre scorso, accolti a Fiumicino da una delegazione partita da Alessano, guidata dal cardiologo Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione don Tonino Bello e i fratelli del vescovo di Molfetta, Terlizzi, Ruvo di Puglia e Giovinazzo. 

Il 1 dicembre, un venerdì, accompagnati dalla suddetta comitiva (infoltita da alcune corriere partite da Alessano, Montesardo, ecc.), il vescovo della diocesi Ugento - S. Maria di Leuca Mons. Vito Angiuli, una delegazione proveniente da Molfetta e dintorni guidata dal vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, furono ricevuti in Vaticano (Sala Paolo VI) in udienza privata. Era il ringraziamento del “dono” dell’evento storico del 20 aprile. 

Poi il viaggio verso la Puglia, la Terra d’Otranto (a Bergoglio piacque molto il nostro mare, “è il più azzurro che ho visto nella mia vita”), destinazione Alessano e una comunità accogliente e generosa che, nel nome di don Tonino e la sua “convivialità delle differenze”, si impegnò in una commovente gara di solidarietà accogliendo gli Alnaser – in fuga da guerra e fame, con una casa diroccata dalle bombe alle porte di Aleppo - a braccia, e cuore aperto, condividendo con slancio il poco che ha. 

E’ il caso di ricordare che si è fatto tutto in loco, nel senso che non c’era alcuna copertura finanziaria: ha cominciato la sindaca del Comune di Alessano, Francesca Torsello, offrendo un bel contributo e a seguire i componenti della Fondazione, i famigliari di don Tonino e tutti i cittadini portando ogni giorno cibo caldo, vestiti, gasolio da riscaldamento, e poi piccole donazioni per le spese ordinarie, i testi scolastici per i bambini, l’aspetto sanitario, la burocrazia, ecc. 

L’appartamento era di per sé prestigioso e simbolico: era stato preparato nella sede della Fondazione, in piazza don Tonino Bello, spostando i quadri del Museo mariano nella vicina “Scuola di Pace”. Il soggiorno, secondo i dettami del progetto, sarebbe dovuto durare un anno e mezzo. Sufficiente a favorire l’integrazione dei siriani, con l’obiettivo finale dell’autonomia attraverso un’occupazione stabile, che certamente sarebbe arrivata. 

Nel frattempo i bambini avrebbero frequentato la scuola e gli adulti un corso di lingua italiana (ma, volendo, anche corsi di musica, pittura, artigianato, ecc.): un format già sperimentato, e con successo, nella vicina Tiggiano da don Lucio Ciardo. Ma se “natura non fecit saltus”, gli Alnaser al contrario avevano fretta. 

E se la gratitudine è merce preziosa e rara, il paese non se l’aspettava affatto ed è rimasto basito apprendendo la notizia della “fuga”: gli Alnaser da giorni non si affacciano più dal balcone della casa di don Tonino accanto al bar dell’Orologio, all’ombra della Chiesa Madre, il Vescovado e l’edicola di Davide e del loro passaggio ora resta solo un bigliettino spiegazzato di addio scritto in fretta e furia in un italiano maccheronico. I land tedeschi saranno più accoglienti e ospitali delle fertili terre “seminate” dal “servo di Dio” don Tonino e Papa Francesco? Siriani, brava gente!

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