Dipendente licenziato entra in azienda e spara: 6 morti


ROMA - Un dipendente è entrato ieri nella fabbrica ad Aurora, una città dell'Illinois, dove lavorava ed ha fatto una strage, uccidendo sei dei suoi colleghi e ferendo cinque agenti della polizia. Forse la frustrazione per il lavoro ha spinto l’uomo a compiere la strage perchè stava per essere licenziato. L'uomo è stato ucciso. Era il primo pomeriggio quando Gary Martin, 45 anni, è entrato in azienda, la Hernry Pratt Company. Ha estratto una pistola e aperto il fuoco.

L'allarme è scattato subito e la polizia, nell'arco di pochi minuti è giunta sul posto: Martin ha sparato anche agli agenti, ferendone cinque. Poi è stato catturato. Ora è morto, complicando le indagini sui motivi del suo gesto folle. A riconoscerlo è stato John Probst, un altro dipendente di Herny Pratt, una delle maggiori aziende americane che producono valvole. «Sparava a tutti» dice Probst. La sparatoria ha colto di sorpresa Aurora, conosciuta come la "città delle luci", per essere stata la prima negli Stati Uniti ad adottare un sistema elettrico di illuminazione delle strade. Aurora, con i suoi 200.000 abitanti, si trova a 70 chilometri da Chicago.

La sparatoria, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, cade all'indomani dell'anniversario della strage di Parkland, dove nel 2018 hanno perso la vita 17 persone, ed è destinata a riaprire il dibattito sulle armi. «La vera emergenza sono le armi» e Donald Trump «rifiuta» di ammetterlo, afferma l'ex parlamentare Gabby Gifford, sopravvissuta a strage. Trump, che ha seguito gli sviluppi a bordo dell'Air Force One diretto a Mar-a-Lago, ha ringraziato le forze dell'ordine e presentato le condoglianze alle vittime e alle loro famiglie. Questo non basterà però a placare le polemiche di fronte a quella che è un'emergenza vera, sostengono i democratici criticando neanche troppo velatamente quella al dichiarata da Trump per il muro con il Messico.

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