Economy: 92 le startup in provincia di Lecce


LECCE - Sono 92 le startup in provincia di Lecce. Rappresentano un quarto del totale regionale: sono 385 in Puglia quelle iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese, ai sensi del decreto legge 179/2012. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio economico di Davide Stasi.
Le aziende innovative continuano a crescere, a conferma della maggiore vitalità rispetto alle imprese tradizionali. Riguardo al settore economico, 76 operano nei servizi, dieci nell’industria e artigianato, sei nel commercio.

Analizzando la natura giuridica, ben 70 sono a responsabilità limitata (srl), 18 a responsabilità limitata semplificata (srls), due le cooperative, una società per azioni, una a responsabilità limitata con unico socio.

«Le startup rappresentano una grande iniezione di vivacità imprenditoriale che sta investendo tutto il Paese», spiega Davide Stasi. «Sono ormai necessari nuovi approcci al mercato, al fine di alimentare nuovi business. Il mondo sta affrontando “la quarta rivoluzione”: la global-digitalizzazione che sta progressivamente trasformando l’imprenditoria. Anche se l’Italia può sembrare un Paese “lento”, sotto molti punti di vista, sia per i continui rinvii della politica, sia per gli ostacoli burocratici, sia per una giustizia che procede a passo di lumaca, tanto per citare alcuni fattori, non mancano, però, segnali incoraggianti che lasciano ben sperare per il futuro del Paese. Le imprese, infatti, tornano ad investire, soprattutto grazie ai processi innovativi».

Se si guarda al capitale sociale, una sola startup ha investito un importo tra 500mila euro e un milione; in tre hanno un capitale tra 50mila a 100mila; in 19 da 10mila a 50mila; in 39 da 5mila a 10mila e le restanti sotto i 5mila.

Per iscriversi nella sezione speciale le startup devono rispettare determinati requisiti: il primo viene rispettato da cinquanta aziende (ovvero il 15 per cento del maggiore tra costi e valore totale della produzione deve riguardare attività di ricerca e sviluppo); il secondo viene osservato da 34 aziende (ovvero il team deve essere formato per 2/3 da personale in possesso di laurea magistrale oppure per 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o laureati con tre anni di esperienza in attività di ricerca certificata); altrettante quelle che rispettano il terzo requisito (ovvero si tratta di un’impresa depositaria o licenziataria di privativa industriale oppure titolare di software registrato).

Si registra una presenza femminile «esclusiva» in quattro startup; in dieci, invece, risulta «forte» (ovvero almeno i 2/3 del capitale e degli amministratori sono donne) e in due è «maggioritaria» (ovvero almeno la metà del capitale e degli amministratori sono donne).

Si registra una presenza giovanile «esclusiva» in 13 startup, in otto risulta «forte» e in tre è «maggioritaria».

Si registra, inoltre, una presenza di stranieri «forte» in una startup, in un’altra è «maggioritaria».

In merito al valore della produzione, in tre aziende il fatturato è compreso tra un milione e i due milioni; in una tra mezzo milione e un milione; in sei tra 100mila e 500mila; in 36 sino a 100mila e nelle restanti è ancora assente, perché non hanno ancora depositato il loro primo bilancio, essendo state costituite nel 2018 oppure perché i dati relativi all’esercizio 2017 non sono ancora disponibili.

Riguardo alla classe di addetti, invece, in una startup sono occupati tra i 20 e i 49 addetti; in un’altra tra i 10 e i 19 addetti; in quattro tra i 5 e i 9 addetti; in trenta sino a 4 addetti e le altre non dispongono di addetti.

Alle 92 startup si aggiungono sette pmi innovative, di cui cinque operano nell’industria e artigianato e due nel settore dei servizi. Tutte e sette rispettano il primo requisito, ovvero il 15 per cento del maggiore tra costi e valore totale della produzione riguarda attività di ricerca e sviluppo.

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