Storia della Svizzera multietnica e multirazziale


di FRANCESCO GRECO - Post-it per xenofobi d’accatto, populisti grotteschi, primatisti deliranti, quelli che “Prima gli italiani” e “La pacchia è finita”. Si sono inoltrati in un vicolo cieco se perfino la Svizzera dei referendum antistranieri è tornata indietro. Tant’è che ai penultimi mondiali (in Brasile), ha partecipato con la squadra più assortita dal punto di vista etnico, la più ibridata. E’ un caso o un format cui guardare per il futuro prossimo? 

Lo ha scoperto Toni Ricciardi in “Breve storia dell’emigrazione italiana in Svizzera” (dall’esodo di massa alle nuove mobilità), Donzelli Editore, Roma 2018, pp. 246, euro 19,50 (prefazione di Sandro Cattacin), collana “Saggine”. 
   
L’emigrazione è un serpente che cambia pelle di continuo. Ricciardi lo sa e ci fa entrare in questi scompartimenti che scandaglia offrendo spunti e dati oggettivi, elementi da cui ognuno può trarre le sue conclusioni. 
   
Se non si vuole risalire alla Roma imperiale, già in epoca medievale si trova traccia dei flussi dall’Italia verso la Svizzera. 
   
E può apparire un paradosso, ma quando nell’82 l’Italia vinse i mondiali in Spagna (con Paolo Rossi goleador e Pertini presidente), per gli svizzeri cambiò la percezione dell’italiano emigrato, la sua lettura antropologica. 
   
Si passò da “Geslossen Italien” e la valigia di cartone a un atteggiamento di tolleranza, contro ogni marginalità, una maggiore integrazione. Cosa di cui oggi godono le nuove generazioni di emigranti. Anche perché nel frattempo gli italiani si sono fatti valere e ricoprono ruoli che contano nella p.a., l’educazione, le aziende, ecc.
   
Un saggio ricco, ben articolato, che si legge d’un fiato, per capire, fra l’altro, che la chiusura e la demonizzazione sono atteggiamenti sbagliati, masochisti e che, al contrario, il dialogo, il confronto, l’integrazione, arricchisce tutti, il paese d’accoglienza in primis. Sovranisti e razzisti avvisati.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto