Guido Fejles (intervista): "Il diritto non fa per me, scelgo la cucina"

di CARLOTTA CASOLARO - Da quando è approdato nella cucina di Masterchef 8, conquistando uno dei venti grembiuli disponibili, Guido Fejles ha suscitato scalpore, tra profonde stime e sottili invidie. Guido Fejles, classe 1986, ha origini piemontesi. Vive a Cambiano e, prima dell’esperienza tra i fornelli del talent più celebre d’Italia, era un praticante avvocato. Profonda la sua passione per la cucina; in ogni piatto Guido si è espresso al massimo del suo potenziale, valicando “pressure test” estremamente complessi e giungendo fino alla semifinale. 

D: Parliamo quindi della sua esperienza a Masterchef ottava edizione. Cercando sul web salta all’occhio il suo praticantato di avvocato: quando è entrato a Masterchef, aveva già le idee chiare? Voleva già lasciare il lavoro di avvocato? Oppure è entrato non sapendo, in futuro e dopo questa esperienza, che velleità portare avanti?
R: La verità è che, a me, fare l’avvocato proprio non piace. Lo sapevo già prima di entrare a Masterchef, in realtà. Aver ottenuto il famigerato grembiule è stata solo la conferma.

D: Quando ha ricevuto il grembiule, cosa ha provato? Quali sono stati i primi pensieri, le prime sensazioni nel sapere di essere entrato nella cucina del Talent più celebre d’Italia? 
R: Le emozioni che ho provato non si possono descrivere, né racchiudere in una sola parola. Lì ero andato completamente in palla, non capivo cosa stesse realmente succedendo intorno a me. Indossare il grembiule è stata un’esperienza pazzesca. Se proprio dovessi individuare un’emozione in quella miriade, parlerei di estrema gioia. 

D: Abbiamo avuto modo di notare che i giudici sono molto severi. Lei ha subito molto questo loro lato un po’ “paterno”, per così dire?
R: Non particolarmente perché, essendo una persona molto obiettiva, prendevo i consigli e i “giudizi” come un modo per crescere e uno sguardo tecnico sui piatti, non come un’offesa personale o ai miei sacrifici. 

D: L’abbiamo vista emozionarsi particolarmente in certi momenti della competizione. Le va di descriverci i tre momenti nei quali si è sentito maggiormente felice e realizzato all’interno della cucina di Masterchef?
R: Dunque, il primo che ricordo con gioia è sicuramente il momento del grembiule. Sul secondo momento più emozionante, direi che è stato il mio piatto della semifinale, con quel risotto che è stato un successo. Ricordo con estremo piacere anche il momento in cui sono dovuto uscire dalla cucina. Il mio è stato comunque un traguardo e, nella mia ultima puntata, ho coronato la mia esperienza rimanendo sempre me stesso.

D: Con chi si sente di aver stretto rapporti particolarmente importanti a Masterchef?
R: La prego di tener presente l’esempio di una classe che va spesso in gita e si ritrova mesi insieme, isolati dalla realtà esterna. Sono fortunato ad aver trovato questi compagni di avventura; ho stretto rapporti particolarmente importanti con Virginia (Fabbri ), con Salvatore (Cozzitorto), Alessandro (Bigatti) e Federico (Penzo).

D: E con Gilberto?
R: Gilberto non è cattivo, ma ha un modo di fare tutto suo. Ha molta tecnica nel cucinare e sicuramente lo ricordo come uno dei concorrenti più agguerriti. Io forse ho un modo diverso di cucinare rispetto a lui, cucino con meno tecnica e più d’istinto, ma va bene così. 

D: Guido, ci lasci con una sua aspirazione dopo Masterchef. Ci permetti di continuare a sognare insieme a lei. Ha intenzione di lavorare come chef in qualche ristorante o di aprirne uno proprio?
R: Vorrei sfatare questo mito. Fare master chef non vuol dire che sei un cuoco o un ristoratore! Mi piacerebbe tanto aprire un locale serale in cui prodigarmi nel cucinare panini gourmet di qualità e mi auguro di riuscirci. 

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