Anna Maria Barbera (intervista): «Sconsolata nasce per dare voce a chi non ha proprietà di linguaggio ma non di pensiero»

di NICOLA RICCHITELLI – Sulle pagine del Giornale di Puglia quest’oggi la testimonianza di un meraviglioso incontro. Lei è Anna Maria Barbera, di scena sabato 6 luglio presso il Castello Svevo di Barletta con il suo spettacolo “Metti una sera con Sconsy”, nell’ambito della rassegna del Barletta Summer Show. 

Anna Maria, innanzitutto permettimi di darti il benvenuto sulle pagine del nostro giornale, oltre che nella nostra meravigliosa Puglia…
R:«Welcome to Barletta dunque! Di origini romagnole e pugliesi, giungo in questa città per la prima volta con l'emozione che precede ogni data e, lo ammetto, se è vero il nemo propheta in patria, con l'ansia di ricevere indifferenza dai propri corregionali».

Il prossimo 6 luglio sarai a Barletta con lo spettacolo “Metti una sera con Sconsy”. Che serata è una serata in compagnia di Sconsy?
R:«"Metti Una Sera Sconsy" parafrasando il più celebre titolo di un indimenticabile film, ha questo sentimento: ricordarci di noi, oltre la "vasta cazzistica che ci seguisce" per dirla con Sconsy, affidando al sorriso e alla musica (per l'occasione i miei musicisti saranno rigorosamente pugliesi a parte l'insostituibile maestro Leo Ravera) quell'arte dell'Incontro che il poeta de Moraes attribuisce alla Vita e che da artista sento il dovere di custodire».

Per sommi capi ti va di raccontarci lo spettacolo che stai portando in questa bollente estate 2019? 
R:«Appunto riflettendo sul Tempo attuale, tra ironia e sentimento, dare valore alla nostra identità che il progresso tecnologico non può restituire con una dimensione virtuale. Il nostro dialogo interiore vuole ascolto! Quali interlocutori abbiamo per il nostro smarrimento? Non c'é vero progresso se non si ha rispetto per la nostra umanità e la sua divina sostanza. La presenza della musica sul palco, per me irrinunciabile, per quella carezza alle emozioni che sa porgere ed evocare».  

Perché nasce il personaggio di Sconsolata?
R:«Il personaggio di Sconsolata nasce proprio per dare voce a chi magari non ha proprietà di linguaggio ma non per questo di pensiero. Liberando nella forza di una risata quando nasce spontanea non "studiata" a tavolino, concetti forti che ci riguardano con tutta la serietà che il quotidiano sopravvivere presenta; con il candore di una maschera che nasce per "Sconsolare"...».

Chi sono le Sconsolate di questo 2019?
R:«Sono grata alla soavità del personaggio come alla sua grinta che non conosce le mie fragilità. Lei mi traduce a un pubblico trasversale, la mia intellettualità ha una scrittura non altrettanto accessibile».

Come riescono a convivere dentro di te Sconsolata e Anna Maria?
R:«Oggi come ieri senza distanze. Compagni ideali del mio viaggio artistico e personale. L'essere solidale con le vastità dell'animo femminile e lucida nel considerare le immaturità e responsabilità maschili, non mi fa vivere rapporti conflittuali. Credo nel valore della femminilità come della virilità. Forze cosmiche che vanno riscoperte con equilibrio che vedo confuse, sciupate, violate. Con i disastri intimi e sociali a cui assistiamo è l'essere umano che è in crisi, il reciproco dono e la sua tutela. La rappresentazione del reale, nelle sue carenze familiari, sociali, giuridiche, mostra quanto ancora si sia involuti».   

Anna Maria, credo che durante questi anni a molti è mancata Sconsy. A te cosa è mancato del tuo pubblico?
R:«Il mio pubblico ha saputo non farmi sentire la sua mancanza; indifferente all'esposizione mediatica mi ha commosso con la sua fedeltà che ad ogni data rinnova riempendo i teatri e il mio cuore. Considerazione che invece è mancata da quegli addetti ai lavori che avrebbero il dovere di portare l'artista alla gente a cui appartiene. Hanno invece sfruttato il personaggio senza riconoscere quale».

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