“Cineasti italiani, andate negli USA”. Parla Dino Sardella

di FRANCESCO GRECO - LOS ANGELES (USA). Il cinema italiano è tornato a mani vuote anche da Cannes, “il Festival più bello del mondo” ha detto una charmant Catherine Denèuve alla chiusura. Autostima, cascami di grandeur.

Con un pò di autocritica, potremmo dire che, anche nel cinema, il nostro provincialismo fa tenerezza e l’autoreferenzialità regna sovrana. In altre parole: non sono molti i film italiani che hanno successo nel mondo.

Pare passata una glaciazione da quando, nell’altro secolo, Cinecittà fu “capitale” del cinema planetario. Divismo e dolce vita, star e paparazzi, Liz Taylor, Aiche Nanà e Vacanze romane, Gregory Peck e Audrey Hepburn… Polvere di stelle.

Eppure c’è un cinema vivo e scagliato nel futuro: è quello degli italiani negli USA. Sperimentale, coraggioso, “indie” (che laggiù non vuol dire nicchia, poche copie, pochissime sale), aderente alla realtà, le sue mille facce e contaminazioni. Nuovi linguaggi, tecniche, visioni.

E’ quello di Dino Sardella (foto), regista nato a Brindisi, passione precoce per le performing arts (con gli “Amici del Teatro” al rione Commenda), studi classici (“per studiare la tragedia greca e la commedia latina”), poi laurea a Roma in Economia delle Arti, dieci anni a Londra in cui la sua prima lingua diventa l’inglese, cinque nel teatro come autore. Finché l’UCLA (Università California Los Angeles) accetta la sua domanda di partecipazione al Programma di Sceneggiatura (“L’avevo fatta un po’ così, per gioco…”).

Ed eccolo in California, dove Dino ha continuato a studiare, a tessere una fitta ragnatela di contatti, fra produttori indipendenti e sceneggiatori, ecc.

Sarebbe impossibile citare i premi ottenuti dalle sue opere: una bacheca ricchissima. Soffermiamoci sugli ultimi progetti: “Killing Adam” (che ha scritto, diretto, prodotto): é una dark comedy sull'utilizzo eccessivo e morboso dei social media, una satira sui costumi contemporanei in cui la privacy non ha piú valore e qualsiasi cosa accada (anche la piú truce e dolorosa), dev’essere condivisa sui social media. Il film é stato girato a Downtown LA e ha vinto il premio come Best Comedy all'International Festigious Film Festival di Los Angeles, Best Dark Comedy su Top Shorts, 5 premi (Best Narrative Short, Best Director, Best Screenplay, Best Cinematography e Best Original Score) al Mindfield Film Festival di Albuquerque in New Mexico e una Honorable Mention in “Recognition for Excellence in Film Making” al Los Angeles Film Award e al “London International Comedy Film Festival”. E’ stato anche semifinalista all'Oregon International Short Film Festival ed al Golden Film Award di Londra”.

“Hollywood/Highland” (scritto e prodotto da Dino) é una commedia sull'importanza dei sentimenti in una grande metropoli come Los Angeles. E’ stato girato interamente nello storico MEL'S DINER a Hollywood (dove George Lucas girò alcune iconiche scene del film “American Graffiti”) e ha fatto parte della rassegna “New Film Makers” di Los Angeles. É stato anche una selezione ufficiale all’Harbor International Film Festival in San Pedro in California.

“Togheter” (è produttore associato) é un proof of concept che il prossimo anno diventerà un lungometraggio dallo stesso titolo. É la storia di una famiglia i cui valori sono messi alla prova da una terribile malattia. Il film é stato scritto e diretto dal produttore AW Tony Scott, giá produttore di “Grey Lady” (thriller psicologico con Eric Dane, star di “Grace Anathomy”) e ha come protagonista il vincitore del premio Emmy come miglior attore Kim Estes (“This is Us”) e l'attore Jason Olive (star della serie “All My Children”, del film “Raising Helen” con Drew Barrymore e del video “Secret” di Madonna ). “Insieme a Tony – dice Dino - lavoreró anche ad altri progetti (lungometraggi) ancora in fase di scrittura”.   

“Bumpy Rhodes” (produttore associato) é una commedia surreale fondata su un grosso equivoco a causa del quale uno dei protagonisti quasi rischia la vita mentre il suo amico finisce in galera. Il corto é stato scritto e diretto da Patrick Coleman, uno dei produttori della post della serie NCIS ed ha come protagonisti Justin Alston (star di NCIS, Grey's Anathomy e 24 con Kiefer Sutherland) e Michael Steger (star di True Blood, American Woman e 90210).

Al momento, in pre-produzione, Sardella  ha un thriller/horror, che ha scritto e prodotto, del quale curerà anche la regia, il corto si intitolerá “The Unknown” e sará co-prodotto con Travis Mauk, della casa di produzione Smart Entertainment, che in passato ha prodotto il film “Ted” con Mark Wahlberg e la serie tv “Family guy”, nota in Italia col nome “La Famiglia Griffin”. “Con Travis ho anche un altro paio di progetti in cantiere che però sono ancora in uno stato embrionale, quindi parlarne ora é ancora prematuro...”.

DOMANDA: Consiglia a un giovane produttore italiano di andare negli USA e quali difficoltà troverebbe?
RISPOSTA: “Viaggiare e conoscere culture e stili di vita nuovi è sempre un’esperienza formativa sia professionale che umana. A maggior ragione per che vuole diventare regista/ produttore/ sceneggiatore/ attore. Oramai il mondo si è ristretto e le distanze sono più brevi, quindi aprire la propria mente alla conoscenza di nuovi spazi è sempre un valore aggiunto. In particolar modo, qui negli USA, si ha la possibilità di conoscere un modo di lavorare nel settore dello spettacolo altamente specifico e organizzato. Capire come tutto viene gestito qui è senz’altro un qualcosa dalla quale non si può fare altro che imparare. La difficoltà maggiore: adattarsi a uno stile diverso, ma questo è anche un qualcosa che permette di diventare più flessibili e più preparati”.

D. Che differenze ci sono fra il cinema americano e quello europeo e italiano? 
R. “Dipende cosa si intende quando si parla di cinema Americano. Da un lato hai un cinema indipendente molto forte, che come quello Europeo ha voglia di farsi sentire e produce dei film incredibilmente interessanti e di valore. Dall’altro hai l’industria dei grandi studi con i quali è difficile potersi confrontare a livello Europeo”. 

D. Un autore è più libero negli USA o in Europa? 
R. “Siamo tutti liberi, se lo vogliamo…”.
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