Libri: la poesia dialettale di Fasano

di VITTORIO POLITO - Nell’epoca della globalizzazione ove le comunicazioni avvengono attraverso canali elettronici che, da una parte sono il frutto di un progresso inevitabile ma dall’altra ci tolgono il piacere di comunicare guardandoci negli occhi, parlare del dialetto può sembrare anacronistico. Non è così: il dialetto fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta sulle spalle ed è l’inevitabile segno che ci fa dire che apparteniamo ad un certo luogo, ad un certo tempo e che ci identifica e ci colloca nel posto preciso della nostra storia personale. Insomma è il nostro DNA dell’appartenenza ad una città o ad una regione.

Il dialetto, patrimonio di cultura e saggezza, rappresenta la somma dei valori umani e spirituali delle diverse località che si trasmettono in special modo attraverso il linguaggio e caratterizzano l’identità di una nazione.

Così, la poesia dialettale, che rappresenta l’espressione immediata dei nostri sentimenti, va risvegliando sempre più l’interesse da parte dei cultori, degli studiosi e di tutti coloro che se ne servono per deliziarsi o per esprimere le proprie sensazioni. Si parla da anni dell’agonia dei dialetti, ma, andando in fondo, ci si rende conto che non sono pochi coloro che in famiglia e tra amici parlano in dialetto. Non è forse con le parole del dialetto che si esprime la vera genuinità, la spontaneità, la naturalezza della vita concreta, l’autentico soffrire e sentire di un popolo?

Apollonia Angiulli, docente e poetessa dialettale di Fasano (BR) ha pubblicato recentemente il volume “Eredëtà de paraule - Versi in rima per chi verrà” (Faso Editrice).

Negli ultimi decenni, molte sono state le pubblicazioni finalizzate a promuovere il patrimonio linguistico dialettale fasanese per tramandarlo ai posteri e l’autrice ha dato il suo contributo ricorrendo alla prima lingua che, attraverso le sue poesie, facilita la diretta comunicazione con il lettore.

Il volume che presenta poesie e racconti in dialetto e in lingua, tratta argomenti come affetti, la nostra terra e le sue tradizioni, personaggi, umorismo, uomo e società e termina con un accorato appello, finalizzato a salvaguardare il dialetto fasanese e a continuare a parlare la lingua delle origini.

Palmina Cannone, che firma la presentazione, scrive che “La silloge di Angiulli si pregia di una vitalità e spontaneità linguistica che accompagnano agevolmente il lettore in un viaggio antropologico in cui brillano l’estro creativo, l’espressione, il suono e l’intimità dell’autrice”, argomenti condivisibili per i quali ci complimentiamo.
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