San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, è passato anche da Bari

di VITTORIO POLITO - Il 4 ottobre si festeggia San Francesco d’Assisi (1182-1226), al secolo Giovanni Bernardone, proclamato da Pio XII, insieme a Santa Caterina da Siena, patroni d’Italia

Francesco, figlio di un mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Per questo ricercò la gloria tramite le imprese militari, finché comprese di dover servire solo il Signore. Si diede quindi a una vita di penitenza e solitudine in totale povertà, dopo aver abbandonato la famiglia e i beni terreni. Nel 1209, in seguito a un’ulteriore ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città, mentre si univano a lui i primi discepoli. Con loro si recò a Roma per avere dal papa Innocenzo III l'approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d’Italia: dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava “frati”, cioè “fratelli”. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al Secondo Ordine francescano, e fondò un Terzo Ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì la sera del 3 ottobre del 1226 presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. È stato canonizzato da papa Gregorio IX il 16 luglio 1228.

Secondo lo storiografo Paul Sabatier (1858-1928), San Francesco avrebbe peregrinato e visitato nella valle reatina tutti gli eremi della Sabina e, tra questi, quello di Poggio Bustone, altra località la cui bellezza della natura ed il silenzio dei monti circostanti offrirono al Poverello un momento di estrema tranquillità. Il Santo ormai cieco si riconcilia con gli uomini e con la natura e, nell’intimità più vera e profonda, con Dio. Il Padre Celeste gli rimette i peccati e gli concede il perdono, confermandogli la bontà dell’opera iniziata, l’amore, la cura e la protezione dei suoi frati. Gioioso e felice per il perdono ottenuto, San Francesco nella fiduciosa certezza di un futuro benedetto dall’Onnipotente, invia i suoi frati, ormai numerosi, a predicare nel mondo il Vangelo, la grandezza dell’amore del Signore e di tutte le sue creature

Assisi rappresenta il luogo più noto dedicato al ‘Poverello’, ma vi sono molti altri luoghi non meno importanti nei quali Francesco ha vissuto la sua intensa vita spirituale. È nota la Valle Reatina, ritenuta dagli studiosi la terza patria di San Francesco, dopo quella di Assisi e della Verna. Infatti, si trovano luoghi assai cari al Serafico Padre: Fonte Colombo, Greccio, San Fabiano, Poggio Bustone e nella provincia di Terni, lo Speco di Narni.

Lo Speco di Narni, eremo fondato con ogni probabilità dallo stesso San Francesco nel 1213, è invece il Santuario dove il poverello dimorò per qualche tempo. Qui avvenne il miracolo dell’acqua cambiata in vino, mentre il Santo soffriva di una gravissima infermità. Le origini del romitorio risalgono all’anno mille, dipendeva dai monaci Benedettini e comprendeva le varie grotte sotto la scogliera e l’oratorio di San Silvestro con l’attigua cisterna.

L’attuale chiostro, lo Speco, una costruzione del quattrocento, all’epoca di San Bernardino da Siena, apostolo dell’osservanza, fu considerato come suo luogo naturale e ne fece un insigne centro dell’umiltà e della povertà francescana. Vi è poi lo Speco del Santo che consiste in una grotta che ha dato il nome al Santuario.

Un altro importante luogo per San Francesco fu Greccio, primo eremo francescano detto “Betlemme Francescana”. Un villaggio della Sabina a 705 metri sul livello del mare, ove è presente il celebre Santuario Francescano in mezzo ad una folta selva di lecci. La leggenda ricorda che Francesco, che già nel 1217 abitava sulla cima del Monte Lacerone che sovrasta Greccio, scese più volte ad evangelizzare gli abitanti del castello. È in questo luogo che San Francesco realizza, con l’aiuto della popolazione, il primo presepe vivente con l’intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, il Re povero.

Altro luogo francescano è il Santuario di San Fabiano, oggi denominato Santa Maria de la Foresta, posto a ridosso della vallata ed è circondato da boschi di castagni. Nel percorso per giungere al Santuario s’incontrano le mura e le stazioni della Via Crucis di scuola napoletana del XVIII secolo provenienti dal Convento di San Bonaventura in Frascati e benedette da San Leonardo da Porto Maurizio, ideatore della Via Crucis. La “Foresta” è detta anche “Tabor Francescano”, poiché qui ebbero tregua le atroci sofferenze di San Francesco, luogo nel quale con ogni probabilità ebbe l’ispirazione del “Cantico delle Creature”.

Curiosità - Saverio La Sorsa (1877-1970), uno dei maggiori scrittori baresi in fatto di tradizioni e leggende popolari, ricorda nella sua Antologia “Folklore Pugliese” (Paolo Malagrinò Editore), una leggenda che narra che San Francesco sia passato da Bari. Giunto sulla spiaggia di San Cataldo, s’imbatté in alcuni disperati pescatori che cercavano acqua e non trovandola bestemmiavano e imprecavano. Il Santo d’Assisi impietositosi, con un colpo di bastone fece zampillare acqua copiosa e fresca dissetando così i pescatori. Questo il motivo, secondo il racconto, che quel luogo, oggi spiaggia dei baresi, fu chiamato «San Francesco alla Rena».

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