Borraccino: "Salvini, la Destra, e noi"

BARI - Il Centrodestra come l’abbiamo vissuto per anni non esiste più: siamo di fronte a un vero e proprio crogiuolo di forze di destra, scaturito da una ondata di populismo che nasce con l’avvento di Berlusconi.

Silvio Berlusconi è stato il fondatore del populismo italiano; ma non è mai stato un leader antisistema. Portò Forza Italia nel partito popolare europeo. Dialogava con Helmut Kohl e poi con Angela Merkel. Oggi però il leader di quell’area non è più Berlusconi, ma Matteo Salvini. E Salvini non sta con la Merkel, anzi si congratula con gli estremisti di Alternative für Deutschland. In Francia la sua alleata è Marine Le Pen.

La recente manifestazione di Roma ha chiarito che Matteo Salvini ha i pieni poteri sulla destra italiana. Salvini nel corso degli anni ha costruito una vera e propria comunità personale, con i suoi simboli (crocifissi, rosari, tricolori), i suoi slogan (prima gli italiani, l'ossessivo richiamo alla “gente che lavora”), i suoi nemici (i centri sociali, i poteri forti, le ONG), i suoi miti (il “buongoverno” del Nord, la “chiusura dei porti”).

E’ innegabile che la manifestazione romana ha avuto un successo clamoroso. Il popolo di Matteo Salvini si è preso uno dei luoghi storici della sinistra italiana, ha riempito piazza San Giovanni.

Salvini non ha un programma condiviso con gli alleati, non ha riferimenti a livello internazionale, non ha in Parlamento la forza numerica necessaria per tentare prove di forza contro il governo. Tuttavia riesce a mettere in secondo piano – agli occhi di tanti Italiani (forse della maggioranza di essi) - la vicenda dei 49 milioni sottratti dalla Lega allo Stato, la vicenda degli oscuri rapporti con settori dell’economia oligarchica russa, la sua sostanziale contiguità politica con Vladimir Putin, il più autorevole rappresentante della “democratura” nell’epoca contemporanea.

Ma andiamo al dunque, alla domanda che in modo esplicito o implicito si fanno oggi le forze autenticamente democratiche. La politica di Salvini segna il ritorno del fascismo in Italia?

Certo, il fascismo storico è nato ed è finito con Mussolini. Ma la fiamma ideologica e culturale che lo ha alimentato non si è mai spenta. Attendeva “qualcosa” che le aprisse la strada e “qualcuno” che senza remore e senza vergogna la tirasse fuori. Il “qualcosa”è stata la crisi economica e occupazionale, addebitata alla cosiddetta ”invasione” degli extracomunitari; il “qualcuno” è stato Salvini che con spregiudicata lucidità la usa per emergere e rimanere al centro dell’attenzione nazionale, fino a invocare – come ha fatto – i “pieni poteri”.

Ma gli altri, le forze attualmente al governo sono in grado di fronteggiare questo fenomeno e i rischi che esso rappresenta? Al momento sembra di no. La cosa più folle e più sbagliata che appare oggi è la polemica continua, la ricerca ossessiva della visibilità, il parlare per vie interne e non delle cose da fare nel Paese. Questa polemica quotidiana fa male, perché fa il gioco della destra.

Renzi e Di Maio non comprendono che stare al governo è una battaglia che si combatte se sei convinto che c’è un progetto di Paese da realizzare. Non è possibile stare al governo con un piede dentro e uno fuori. Ricordiamoci che questa legge di bilancio non la voleva fare nessuno: anzi, è probabile che la scelta di Salvini di far cadere il governo precedente in pieno mese di agosto non sia stata il frutto di una sbornia da consenso personale che lo ha indotto a un passo falso, bensì la paura di affrontare una difficilissima legge finanziaria. A partire dai 23 miliardi di clausole di salvaguardia sull’IVA, che sarebbero state un colpo durissimo per famiglie e imprese e che non solo sono state evitate ora dal governo attuale, ma non ci saranno più per il futuro. Uno sforzo enorme per questo governo, che però viene pagato in termini di rinunce a ulteriori provvedimenti espansivi.

Da una parte, quindi, responsabilità e senso dello Stato, da altre parti - dentro e fuori del governo –propaganda, ricerca di visibilità, sottovalutazione grave del pericolo che è rappresentato oggi dalla disaffezione alla politica di masse cospicue di persone, che possono diventare (o già sono) terreno di conquista per avventure di tipo autoritario.

C’è da apprezzare, in questa situazione di grave disagio sociale, politico ed economico, la posizione assunta da Articolo Uno, e segnatamente dal Ministro della Salute Speranza, in seno al Governo.

Viene abolita la tassa peggiore che c’era, quella sul superticket: 10 euro per le visite specialistiche, che ora non ci sono più: significa abbassare la soglia di accesso alle cure per tanti. Viene aumentato di ben 2 miliardi il Fondo sanitario nazionale, oltre ai 2 miliardi già stanziati per l’edilizia sanitaria, con l’obiettivo del rinnovamento delle infrastrutture, e per le nuove tecnologie. Si mette mano al Patto per la salute, che è il prossimo passo che servirà al nostro Servizio Sanitario Nazionale per affrontare le sfide del futuro, a partire dalla carenza di personale.

Sono provvedimenti che delineano, da soli, un orizzonte programmatico, ma non vengono usati da Articolo Uno per una campagna propagandistica di parte, bensì come il risultato di un’azione corale di un governo progressista. C’è da sperare che tutti lo capiscano prima possibile. Così in una nota Mino Borraccino, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia.
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