Giovanni Allevi: ''Dai bambini dobbiamo imparare a non avere pregiudizi''

MILANO - Da bambino era un vulcano, appassionato di musica già dall'età di sei anni. Adesso è tra i compositori e direttori d'orchestra più affermati del panorama musicale mondiale. Giovanni Allevi, dopo l'esperienza come giurato allo Zecchino D'Oro, torna con un nuovo progetto discografico 'Hope', il suo primo album di musica sacra dedicato alla magia del Natale.

Per la prima volta Allevi affianca al suo pianoforte anche il canto, affidato al Coro dell'Opera di Parma e alle voci bianche dei Pueri Cantores della Cappella musicale del Duomo di Milano, il tutto sostenuto dall'Orchestra Sinfonica Italiana che in una veste inedita propone un accompagnamento con batteria. E dal Teatro Dal Verme di Milano  è partito l'Hope Christmas Tour, che farà tappa anche in Puglia il 12 dicembre al Teatro Politeama Greco di Lecce e il 13 Dicembre al Teatro Nuovo di Martina Franca. 

Partiamo dalla nascita di Hope...
E’ un lavoro sinfonico che mi ha impegnato per tre anni, anche se i primi appunti sparsi risalgono a 10 anni fa. Hope vuole essere il mio primo album di musica sacra, in cui, dopo aver scandagliato l’animo umano nelle sue mille sfaccettature, rivolgo la sguardo verso l’alto. Con le sue note voglio afferrare una spiritualità nuova.

Di recente hai ricoperto il ruolo di giudice allo Zecchino D'Oro. Com'è andata? 
Ho affrontato questo impegno con grande senso di responsabilità, ponendomi come scopo quello di valorizzare al massimo gli aspetti tecnico musicali delle canzoni, senza giudicare invece i bambini.

Cosa abbiamo da imparare dai bambini? 
A rimanere bambini, a mantenere lo stupore incantato per il mondo, a non avere pregiudizi sulla razza. I bambini sono meglio di noi.

E tu che bambino eri? 
Ero un vulcano, un entusiasta, uno scapestrato. Mi arrampicavo sugli alberi, andavo a caccia di lucertole. Ero animato da una sete insaziabile di conoscenza. Poi crescendo sento di aver perso quella leggerezza, ma credo sia ancora nascosta da qualche parte in fondo al mio cuore.

Qual è stato il primo disco che hai ascoltato? 
E’ stata la Turandot di Puccini. Ne ero ossessionato: a 6 anni la ascoltavo per intero tutti i giorni.

Cos'è per te il tempo? 
E’ un grande impostore! Il passato non c'è più, il futuro non esiste ancora, ed il presente è una membrana troppo sottile per viverci dentro. Il tempo non esiste, e lo sanno bene i bambini che, durante il gioco, riescono ad immergersi totalmente nell’attimo. 

Ti piace ancora sognare o sei soddisfatto del tuo percorso artistico? 
Di Hope sono entusiasta! Non ci posso credere che finalmente sia stata pubblicata la mia cantata sacra “Sotto lo stesso cielo” che conclude l’album. Ci vorrà tempo perché questo lavoro venga compreso, ma sono fiducioso.
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