'Bar Giuseppe': la recensione


FREDERIC PASCALI - Giulio Base, nella veste di regista e sceneggiatore, si cimenta con un dramedy che affonda le sue radici nelle non poche problematiche preminenti nella quotidianità della nostra società con una sottolineatura particolare per la voce pregiudizi. Un lavoro che già nel suo intento cela un’oggettiva difficoltà che l’autore non riesce a superare finendo per dover far ricorso a stereotipi ed elementi di sintesi che traducono l’intento iniziale in una carrellata dai toni eccessivamente semplicistici.

Su una strada di provincia costeggiante un paese negli immediati dintorni di Bari è situato il “Bar Giuseppe”, un’area di servizio che è un pezzo di storia di quella zona. Un giorno però la moglie dell’anziano titolare viene improvvisamente a mancare e lui, costretto a fare i conti con la solitudine, si ritrova a dover decidere se vendere o tenere il Bar. I suoi due figli maschi, uno fornaio con famiglia e l’altro con una vita allo sbando, spingono per la vendita in modo da poterne poi intascare il ricavato. Ma Giuseppe, affezionato all’unico vero grande ricordo della moglie, non molla e testardamente prova ad andare avanti. Lo aiuta Bikira, una diciottenne immigrata africana e di colore selezionata, insieme ai genitori, dopo aver visionato una moltitudine di persone alla disperata ricerca di un lavoro. Tra i due nasce un sentimento inaspettato e spiazzante per tutti.

“Bar Giuseppe” ha nel suo protagonista principale, un bravissimo Ivano Marescotti, il faro attorno al quale dovrebbe muoversi con altrettanta disinvoltura tutto l’impianto narrativo. Sfortunatamente non è così e invece di un totale si vive di parziali con un affresco alla fine riconducibile a una serie di pennellate assolutamente disomogenee. Contribuiscono in tal senso le altre interpretazioni, fatta eccezione per quella di Virginia Diop, “Bikira”, non tutte irreprensibili, alcune scelte stilistiche della macchina da presa e i dialoghi che raramente si discostano da cliché ampiamente noti.
Non delude invece la fotografia di Giuseppe Riccobene che nelle sue luci e nelle sue ombre coglie lo spirito della storia.

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