Il dialetto di Bari vive con il nuovo dizionario bilingue di Gioia, Mele e Signorile ‘Per non dimenticare’


VITTORIO POLITO – Si narra che un giorno Socrate, stesse dialogando con un suo allievo nel cortile di casa. Santippe, moglie del filosofo greco, per motivi mai descritti, iniziò a inveire contro di lui e affacciandosi alla finestra versò una brocca d’acqua sulla testa dell’illustre marito. Socrate, allora, sempre imperturbabile, pronunciò la famosa frase: “tanto tuonò che piovve”.

Faccio mia la frase di Socrate per dare il benvenuto al nuovo Dizionario Barese-Italiano e Italiano-Barese “Per non dimenticare”, pubblicato in questi giorni da Wip Edizioni e curato magistralmente da Giuseppe Gioia, Gaetano Mele e Francesco Signorile.


Un corposo dizionario, atteso da anni, di circa 1000 pagine, da considerarsi il più completo, ricco e aggiornato di lemmi che, finalmente, vede la luce per la felicità di cultori, poeti, scrittori e simpatizzanti della nostra prima lingua, in modo che “U dialètte acchesì non móre chiú” (Così il dialetto non morrà).

Gli autori hanno fatto ricorso ad una grafia ‘impressionistica’, che tiene conto di come le parole vengono di solito foneticamente pronunciate, segnando con accento acuto o grave, solo le vocali toniche. La raccolta è arricchita anche da vocaboli facenti parte dell’evoluzione linguistica e tecnologica moderna tradotti in dialetto e rispettando la fonetica dei nuovi quartieri baresi.

Il dialetto solitamente fa parte della storia di una città, e Bari, con le dominazioni, le tradizioni, gli usi e i costumi, ha realizzato una propria storia che si traduce anche nella sua parlata colorita, con espressioni vivaci e uniche, difficilmente traducibili, ma perfettamente incisive e inconfondibili. Per non parlare della ricchezza dei significati di certi lemmi come ad esempio: sckaffe (schiaffo), dòlge dòlge (dolcemente), gnòtte (deglutire), grattàte (rubato), sckaffe (schiaffo, sfessá (stressa), stènne le pìete (morire), trevegghiá (atterrire), zòcchele (prostituta), zeffùnne (a profusione), che hanno un lungo corteo di sottolemmi e significati.


Il “Dizionario” si avvale della prefazione del prof. Pasquale Corsi, presidente della Società di Storia Patria per la Puglia, che scrive – tra l’altro -  che “Questo libro non è solo il risultato di un impegno più che decennale dei suoi Autori, così come non rispecchia solo le loro scelte, ma ha per così dire una valenza pubblica e generale, che travalica la finalità contingente di fruizione e comprensione da parte di una fascia quanto più ampia possibile di lettori. La conservazione e la comprensione intelligente del dialetto arricchisce la vita dei singoli e delle comunità, anche e soprattutto in un’epoca di globalizzazione. Il dialetto è il registro linguistico delle origini di ciascuno, delle intimità più strette, delle radici stesse della propria vita, è il linguaggio del cuore”.

L’opera dispone di oltre 28.500 lemmi dialetto-italiano e circa 33.500 italiano-dialetto, inoltre riporta la coniugazione dei verbi ausiliari e di alcuni altri irregolari, le note tecniche per una corretta lettura e scrittura e una nutrita bibliografia. Insomma una chicca per gli appassionati e gli estimatori del dialetto barese.

Concludendo, mi piace ricordare che «Il dialetto - secondo Francesco Granatiero - non è una parola di cui vergognarsi, è una lingua parlata locale, una lingua senza potere economico-politico-militare, ma con una dignità, una civiltà, una cultura e, per chi lo ha succhiato con il latte materno, il senso profondo dell’esistenza e degli affetti più cari, la lingua-madre, madre delle lingue, il sussulto della terra che parla, l’oralità che precede la scrittura e la grammatica».

Infine, qualche notizia sugli autori, ai quali va il plauso per questa lodevole e importante iniziativa a favore della Città di Bari e della sua ‘lingua’.


Giuseppe Gioia, docente del Politecnico di Bari, ingegnere e docente nel Dipartimento delle Acque del Politecnico di Bari, scomparso, purtroppo, qualche mese fa, senza avere la soddisfazione di apprezzare il lavoro a cui si era dedicato per molti anni. Lascia un illimitato numero di poesie e pubblicazioni in dialetto barese, moltissime delle quali premiate con pregevoli riconoscimenti, oltre naturalmente ai tanti lavori scientifici inerenti la sua professione.

Gaetano Mele, già ispettore commerciale presso la Fiat-Auto, docente di discipline giuridiche ed economiche e formatore di docenti della stessa area disciplinare per le Regioni Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Autore di due testi di poesia in vernacolo barese (‘Parole al vento’ – Arti Grafiche Favia) e ‘S’appiccene penzìere’ – Progedit).

Francesco Signorile, già funzionario SIP e Telecom, accompagnatore turistico, accentra la sua attenzione alla storia del territorio barese e al suo dialetto, alla ricerca di aneddoti, leggende e avvenimenti storici inediti, focalizzando il suo interesse alla stesura di un dizionario della lingua dialettale barese che potesse essere di ausilio agli appassionati ed ai cultori della nostra prima lingua, realizzato appunto con questa pubblicazione che non dovrebbe mancare nelle case dei baresi, e nelle biblioteche cittadine.
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