Dieci anni fa il Rotary riapriva l’antica Cripta del Redentore

ANTONIO BIELLA - la Cripta del Redentore, il sacro reperto storico che doveva diventare – per Taranto - una seconda Madonna di Pompei, rivide la luce e accolse all’interno i suoi tarantini esattamente dieci anni fa, grazie al più bel service del Rotary Taranto Magna Grecia verso la città. In questi giorni, esattamente a dieci anni da quella riapertura, il Rotary Club Taranto Magna Grecia, oggi presieduto dall’avv. Fabio Ninfole, ha ricordato quell’evento e avrebbe voluto (dannato covid!) riprendere degnamente, con tanto di manifestazioni, visite e pubblico, il discorso lasciato un po’ in sospeso.

Ma il decennale dovrà essere, prima o poi (magari a Pasqua?) degnamente commemorato non per vana autocelebrazione, ma per rilanciare quello che è il più prezioso monumento della Taranto Magnogreca prima, bizantina poi, e riscoperto nel 1899 dal grande archeologo Luigi Viola che aveva sognato un lancio internazionale della nostra allora piccola e povera città, in ambito internazionale.

Nel 2010 il Club era presieduto dal dott. Enzo Tarantini, uomo culturalmente sensibile che colse al volo, con entusiasmo, la proposta che gli venne dal socio prof. Piero Massafra, noto studioso di storia patria, appoggiato dal presidente della commissione progetti del Club, il dott. Nicola Baldi, altro noto personaggio della non prolifica Taranto che pensa, e da chi scrive questa nota, allora segretario del Club. Piero Massafra conosceva i fatti perché li aveva studiati e , in un momento cruciale, ne era stato coprotagonista.

In origine la cripta era una grande tomba magnogreca, adiacente a un pozzo d’acqua sorgiva. La tradizione vuole che San Pietro, in viaggio verso Roma, sia approdato a Taranto e in quella cripta, con quell’acqua, abbia battezzato i primi tarantini cristiani. Intorno all’ottavo secolo, la cripta fu ricoperta di preziosi affreschi, tra cui il mirabile Cristo Redentore che ricopre l’intera parete absidale. Per secoli la cripta resta sepolta nel dimenticatoio nei terreni agricoli della masseria Solito. Il fato, o un disegno divino, fa sì che il grande archeologo Luigi Viola, venuto a Taranto a fine ‘800 per indagare i resti della Magna Grecia e poi resosi fondatore del museo, sposi una Solito, figlia di una ricca famiglia del tempo. La moglie porta in dote la masseria Solito (quella che finalmente è stata restaurata dopo essere stata salvata dal “solito” abbattimento). Una mattina, un contadino scopre che sottoterra, accanto al pozzo, ci sono Cristi, Santi e Madonne che ti guardano. Viola, avvertito, fa la più entusiasmante scoperta della sua vita e partorisce un’idea ardita. Pochi anni prima, il pio medico Bartolo Longo, con un quadro della Vergine del Rosario acquistato da un rigattiere, aveva fondato a Pompei un santuario che già attirava devoti da ogni angolo d’Italia e non solo. Viola pensa che la cripta tarantina possa diventare una seconda Pompei.
Due anni dopo, nel 1901, a Taranto si tenne il XVIII Congresso Nazionale del Clero e Viola riuscì a portare le illustri personalità forestiere a visitare la cripta del Redentore, ma non cambiò la situazione.

La cripta torna ad essere “visitata” nella funesta era edificatoria tarantina: gli anni Sessanta, quando una pala meccanica che spianava il terreno per costruire l’ennesimo palazzo, ne sfonda il tetto. Il costruttore ordina di sfasciare tutto in silenzio, ma tre giovani studenti che avevano letto “Pater”, il romanzo di Cesare Giulio Viola che narrava della scoperta della cripta (uno era proprio Piero Massafra, poi il futuro archeologo Cosimo D’Angela e il prof. Vittorio Farella) insorgono e, con l’aiuto del già noto prof. Roberto Caprara riescono a bloccare la distruzione e a far diventare il luogo di proprietà del Comune (sindaco Cannata) che salva la cripta seppellendola nuovamente sotto un lastrone di cemento.

Questa storia semisconosciuta riemerse per i tarantini di buona volontà nel corso di un convegno organizzato in quel 2010 dal Rotary Club Taranto Magna Grecia.

Nel frattempo, grazie alla “complicità” dell’assessore Lucio Pierri, al coinvolgimento del sindaco Ezio Stefano, alla manovalanza dell’Amiu, alle luci (fornite gratuitamente) dallo studio dell’arch. D’Ippolito, alla coop. di giovani archeologi Polisviluppo e agli Amici del Presepe, fu possibile riaprire la cripta all’intera cittadinanza sotto l’egida del Rotary dal 19 al 24 dicembre. In sei giorni, furono tremila i tarantini che firmarono il registro delle presenze.

All’inaugurazione intervennero il sindaco Stefano, l’arcivescovo mons. Papa, l’amm. Toscano e altre numerose autorità, il mondo della cultura locale e soprattutto anziani del popolo che ne avevano almeno sentito raccontare (il celebre pizzaiolo Tonino “Citemmuèrte” con le lacrime agli occhi raccontò di essersi , da piccolo, calato più volte nel sottosuolo).

Da allora fu realizzato un gabbiotto sopra la cripta per accogliere i visitatori, ma non è frequente che gruppi organizzati di turisti prenotino la visita. La cripta del Redentore ancora oggi fatica a imporsi all’attenzione del mondo come meriterebbe. Auguriamoci che, a covid sconfitto, il Rotary Magna Grecia, con il Comune che si sta mostrando sentibile a queste tematiche, possa riprendere il discorso iniziato dieci anni fa. Sperando che sia la volta buona.

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