Bari e l'emergenza ospedaliera, dall'Henderson al Covid


NICOLA ZUCCARO
- Lunedì 9 aprile 1945. Sono da poco passate le 11.57 di una soleggiata mattinata primaverile quando la tranquillità nel Porto di Bari viene rotta dalla violenta esplosione della "Charles Henderson". La deflagrazione della nave ormeggiata alla banchina 14 provoca 317 morti, di cui 142 dispersi e un centinaio di vittime identificate fra i militari americani e i lavoratori in servizio presso lo scalo portuale barese. 

La macchina dei soccorsi si mise subito in moto con l'attivazione di tutti i centri sanitari presenti nella città e nella provincia di Bari. Essi accolsero più di 600 feriti, alcuni con gravi ustioni e altri, subito dopo dimessi per le lievi ferite riportate. 

Oggi, come 76 anni fa, con il frastuono delle sirene spiegate che sopraggiunge dalle ambulanze del 118 e con gli interventi domiciliari delle USCA, Bari affronta nuovamente l'emergenza sanitaria provocata dalla pandemia del Coronavirus, con la soppressione delle strutture ospedaliere sparse nel territorio della città metropolitana. Fra questi, in primo luogo, il Policlinico di Bari e l'Ospedale Covid allestito presso la Fiera del Levante.

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