Il folklore pugliese, un tesoro da salvare


MARIO CONTINO
– La Puglia è una delle regioni più estese d'Italia, sicuramente tra le mete più ambite dai vacanzieri nazionali e stranieri, in grado di accontentare proprio tutti a prescindere dalla cultura e dalle preferenze di ognuno.

La penisola pugliese offre coste spettacolari che alternano ripide scogliere, a picco sul mare, a spiagge che concorrono con quelle caraibiche; sono presenti aree boschive e oasi naturali protette, colline e persino zone montuose.

In poche parole non importa che si sia amanti del mare, della collina o della montagna, non importa se si preferisca una vacanza balneare piuttosto che un viaggio culturale, la Puglia è uno scrigno che racchiude nel suo piccolo tutto ciò che rende l'Italia un Paese unico nel suo genere.

Ciò che sembra essere trascurato è il folklore pugliese, ridimensionato alle sagre cittadine o alla celeberrima “Notte della Taranta”, ben poca cosa se si considera che la parola “folklore” racchiude in se tutte le conoscenze, le usanze e le credenze dell'intero popolo pugliese.

Nello specifico il termine folklore deriva dall'unione dei due vocaboli inglesi  folk (popolo) e lore (sapere) con significato di “sapere popolare”, comprendente le tradizioni spesso tramandate oralmente: conoscenze, usi e costumi, miti, fiabe e leggende, immaginario folklorico, filastrocche, proverbi, superstizioni, musica, canto, danza ecc., con riferito a una determinata area geografica.

La Puglia è ricca di tutto ciò ma la spinta alla globalizzazione e le continue ed inevitabili contaminazioni culturali stanno letteralmente cancellando le antiche tradizioni.

Al giorno d'oggi si festeggia Halloween, ma è raro ascoltare storie e leggende sui folletti pugliesi ed i dispetti di cui nottetempo sarebbero fautori nei confronti dei malcapitati di turno.

Si seguono decine di trasmissioni televisive sui “ghost hunters” americani (i cacciatori di fantasmi), ma si ignora che la Puglia tramanda storie di spettri che infesterebbero moltissimi dei manieri e dei palazzi signorili situati sul suo territorio.

Oggi i più piccoli non attendono più Babbo Natale ma Santa Claus, ignorando che la leggenda deriva direttamente dal culto di San Nicola di Bari.

I giovani pugliesi ignorano che nella loro regione i monumenti celano simboli magici ed esoterici legati alla massoneria e all'antico folklore, così come ignorano che alcune danze, tra le quali la pizzica salentina, hanno in realtà un'origine magico-rituale.

Alla luce di tutto ciò occorrerebbe una seria ed attenta analisi da parte del mondo istituzionale, finalizzata alla creazione di canali d'informazione idonei a divulgare correttamente tali tematiche.

I pochi ricercatori e i rari scrittori che affrontano il tema del folklore pugliese, io tra loro, incontrano un clima di ilarità che poco ha a che fare con l'argomento preso in esame ed i suoi legami con la storia e la sociologia.

Chi divulga leggende su streghe, fantasmi, folletti, miti e superstizioni in generale, viene spesso deriso da quanti ignorano l'importanza di tematiche che potrebbero rappresentare la porta d'accesso per un nuovo tipo di turismo culturale, delocalizzato e destagionalizzato, capace quindi di giovare all'economia dell'intera regione.

É compito quindi delle istituzioni quello di educare, o rieducare, il popolo pugliese al rispetto delle antiche tradizioni, ciò in quanto rappresenta il nostro passato, le nostre radici, ciò che ci ha permesso si essere quello che oggi siamo e che, con buone probabilità, potrà garantirci un futuro più roseo.

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