Presentato il libro sulla storia del Villaggio dei Postelegrafonici di Bari

PIERO LADISA – Nella giornata di ieri, mercoledì 23 giugno, è stato presentato presso la Parrocchia di San Pasquale il libro “Il Villaggio dei Postelegrafonici” (Wip edizioni 2021, pp 95, €10) scritto da Vincenzo De Robertis, funzionario giudiziario in pensione, e appassionato storico. Lo scopo di quest’opera è stata quella di ricostruire, al termine di una ricerca durata oltre trent’anni, proprio la storia del Villaggio dei Postelegrafonici che avrebbero dovuto trasformare Bari in una permanente città giardino nei primi decenni del Novecento sulla scia del piano urbano che venne definito in altre città. Invece dei venti villini costruiti in origine ne sono rimasti solamente otto che sopravvivono tra i quartieri San Pasquale e Carrassi, due delle zone più popolari del capoluogo pugliese. Ai microfoni del Giornale di Puglia il sig. De Robertis ha discusso e analizzato il lavoro che lo ha portato a pubblicare un testo che, sicuramente, solleticherà l'attenzione di tutti coloro amanti della cultura edilizia e storica. 


INTERVISTA ALL’AUTORE

Da dove nasce l’esigenza di scrivere quest’opera?

“L’esigenza nasce dalla volontà di contrastare un processo di distruzione che era in atto da tempo e che vedeva, dal momento in cui acquistai uno degli appartamenti nei villini, il rischio dell’abbattimento dello stabile e quindi la necessità di difendere e tutelare quel bene”.

Cosa si intende per città giardino?

“Si intende un agglomerato urbano, costruito non molto distante dai centri urbani, dotato però di tutta una serie di comfort. Primo tra tutti il giardino e poi ad esempio scantinati, soffitti alti, decorazioni. In realtà era una concezione molto moderna per quell’epoca, con l’intento di fondere i benefici della campagna con quelli della città”.

Quello che ha portato al concepimento di questo testo è stato un lavoro trentennale, a quali fonti ha dovuto far fronte?

“La fonte fondamentale è stata l’Archivio di Stato, dove era presente il fondo Signorile Bianchi ovvero l’ingegnere che curò la definitiva sistemazione. Quel materiale, versato nel 1988 quando iniziai a interessarmi della cosa, riguardava il Villaggio dei Postelegrafonici. Purtroppo non c’è altro materiale e mi auguro che questo mio modesto lavoro in qualche misura possa incentivare l’approfondimento e lo studio del Villaggio”.

Il Villaggio dei Postelegrafonici può essere considerato uno dei patrimonio storico/artistico della città di Bari?

“Certamente sì, poiché rappresenta la realizzazione anche se in piccolo di un esempio che in altre parti d’Italia era già stato realizzato. Anche a cura degli stessi Postelegrafonici, perché altre cooperative nello stesso periodo, a Milano e a Verona, realizzarono dei Villaggi analoghi a quello di Bari”.

Meriterebbero una maggior considerazione culturale?

“Indubbiamente. Lo scopo del mio libro è proprio questo: incentivare una sensibilizzazione. Ritengo che cultura, coscienza e conoscenza storica siano l’arma migliore contro la speculazione edilizia”.

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