'Old': la recensione

FREDERIC PASCALI - C’era grande attesa per l’ultimo lavoro di un maestro indiscusso della cinematografia contemporanea come Night Shyamalan, foss’anche per cancellare il ricordo di qualche ultima prova non esattamente all’altezza della sua fama. Tuttavia, l’autore del “Sesto Senso” nonostante le premesse finisce per arenarsi in una normalità per nulla memorabile. Il suo “Old”, dotato di una bellissima fotografia, a cura di Mike Gioulakis, e di un cast di assoluto rilievo, fatica parecchio a sostenere quello che dovrebbe essere un giusto equilibrio di scrittura.

Basata sulla graphic novel “Sandcastle”, scritta da Pierre-Oscar Levy e Frederick Peeters, la pellicola di Shyamalan, nell’occasione autore anche della sceneggiatura, racconta la storia di due coniugi un po’ in crisi, Guy e Prisca, che decidono di partire con i loro figli, Maddox e Trent, per una breve vacanza rasserenante o perlomeno chiarificatrice. Optano per un lussuoso resort tropicale scoperto casualmente da Prisca su internet. Il primo impatto è incantevole ma quando insieme ad altre famiglie vengono accompagnati su di una spiaggia incontaminata il tempo d’improvviso accelera.

“Old” pur facendo bella mostra dei canoni classici della suspense finisce per perdere molto del suo appeal nella gestione dei tempi del “danno” e nella messa in atto di semplificazioni, i dettagli per descrivere l’avanzare della vecchiaia, piuttosto spicciole che ne depotenziano notevolmente i riflessi emotivi.

Il lavoro di Shyamalan pone interrogativi interessanti, da quello classico sul fino a che punto si è disposti a spingersi, e a sacrificarsi, per l’avanzamento di una scienza in grado di migliorare la vita di tutti, a quello più introspettivo sul rapporto dell’uomo con l’inevitabile avanzamento del tempo e il sopraggiungere della vecchiaia con tutte le sue imprevedibili, e a volte dolorose, incognite. Il trattamento, sfortunatamente, non approfondisce al meglio questi aspetti e la stessa bravura dei protagonisti tra cui spiccano Vicky Crieps, “Prisca”, ed Emun Elliott, “Trent” in versione adulta, risulta insufficiente a dargli manforte.

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