Libri: presentata la 'nuova' edizione della Divina Commedia di Savelli in dialetto barese curata da Vito Signorile


VITTORIO POLITO -
In un gremitissimo Teatro Abeliano, dopo la lunga assenza degli spettatori per il “Covid”, è stata presentata la “nuova” edizione de «La “Chemmedie” de Dande veldat’ a la barese» di Gaetano Savelli (Gelsorosso Editore), curata da Vito Signorile, direttore artistico dello stesso Teatro, con i saluti di Ines Pierucci, assessore alla Politiche Culturali e Turistiche, Giuseppe Cascella, presidente della Commissione Cultura, entrambi del Comune di Bari, e gli interventi del prof. Aldo Luisi, latinista, il prof. Daniele Maria Pegorari, del Dipartimento di ricerca e innovazione umanistica dell’Università di Bari, il dott. Lino Patruno, già direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, e lo stesso Signorile, che ha interpretato in tre video alcuni cantici di Dante. Presenti anche Carla Palone, nella doppia veste di Assessore Città Produttiva e Mare ed editore di Gelsorosso e il maestro Michele Damiani, illustratore della “nuova” edizione. La serata è stata presentata dalla giornalista Annamaria Minunno.

Quella di Gaetano Savelli (1896-1977), poeta dialettale e in lingua, fu un’immane impresa di traduzione, a cui dedicò quasi la sua intera vita. La prima edizione infatti venne data alle stampe negli anni ‘70 (Arti Grafiche Savarese) e di lì a qualche anno l’autore morì. Savelli, accostatosi con timore reverenziale e devozione di un fedele alla Divina Commedia, ha avuto il grande merito di conferire una nuova forma all’opera, rimasta però autentica nello spirito all’originale. Senza travisare le intenzioni del maestro Dante egli è riuscito a rendere, nella dimensione vernacolare, l’atmosfera, il senso umano, la commozione, lo stupore ovvero tutti i sentimenti e le emozioni che si ritrovano negli episodi del percorso dantesco verso l’Eterno.

La “nuova” edizione de «La “Chemmedie” de Dante veldate’a la barese», curata da Vito Signorile, vuole riportare alla luce la grande opera di Savelli, che dedicò molti anni della sua vita e, sfogliando l’opera, non si può che dare valore alla nuova versione che riporta a fronte il testo italiano e le prefazioni di Vito Signorile, Ugo Savarese (già Arti Grafiche Savarese), che stampò la prima edizione, e l’introduzione originale di Savelli. La copertina è di Francesco Giani.

In apertura il testo riporta anche due poesie di Savelli “T’arrequerde?” (Ti ricordi?) e “Giardenette Garebbalde” (Giardinetto Garibaldi).

Scrive Vito Signorile nella sua presentazione “Il mio Savelli”: «Di questo non posso che andarne orgoglioso insieme alla Gelsorosso tanto più che idea e opera si realizzano nel 700° della morte di Dante Alighieri e dopo aver lungamente sperimentato la lettura di alcuni canti, in dialetto e nella lingua dantesca, sui sagrati e nelle chiese della nostra Bari, felicemente sorpreso dell’accoglienza e partecipazione emotiva e soprattutto del popolo delle periferie».

Curiosità. Gaetano Savelli era un raffinato poeta in dialetto e italiano e aveva tentato anche le vie del teatro - ricorda Vito Maurogiovanni nel suo libro “Cantata per una città” (Levante). Per anni, dai tempi in cui il Direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno” era stato il suo fondatore Raffaele Gorjux, si era occupato di recensioni poetiche con la firma “Gi.Sav.”. Critico severo e collaboratore di diverse riviste culturali nazionali.

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