Petruzzelli: Tristan und Isolde di Richard Wagner

(credits: Clarissa Lapolla)
BARI - La Stagione d’Opera e Balletto 2022 aprirà martedì 25 gennaio alle 19.00 con Tristan und Isolde di Richard Wagner, nuova produzione e nuovo allestimento della Fondazione Teatro Petruzzelli per la regia di Yannis Kokkos (autore anche delle scene e dei costumi).

Dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro Petruzzelli il maestro Marc Piollet.

Maestro del Coro Fabrizio Cassi.

Il disegno luci è a cura di Vinicio Cheli, i video di Eric Duranteau.

Daranno vita all’opera: Andrew Richards (Tristan 25, 28, 30 gennaio), Lars Cleveman (Tristan 26, 29 gennaio), Gun-Brit Barkmin (Isolde 25, 28, 30 gennaio), Alexandra Lubchansky (Isolde 26, 29 gennaio), Stefanie Iranyi (Brangäne 25, 28, 30 gennaio), Anna Werle (Brangäne 26, 29 gennaio), Rafal Siwek (Re Marke), Oliver Zwarg (Kurwenal 25, 28, 30 gennaio), Tómas Tómasson (Kurwenal 26, 29 gennaio), Simon Schnorr (Melot), Italo Proferisce (Un timoniere), Andrea Schifaudo (Voce di marinaio, un pastore).

In merito a Tristano e Isotta

Note di regia di Yannis Kokkos

Ogni atto racchiude in sé una confessione. Nel primo atto Isotta rammenta l’inizio del suo amore per Tristano, un amore proibito; ricorda quale turbamento le suscitò lo scambio del primo sguardo, il desiderio inappagato, il rapporto solido che la lega a sua madre, maga esperta nell’arte di preparare filtri. Durante il secondo atto, Re Marke dichiara il suo amore appena nato per Isotta, esprime l’amicizia che lo lega a Tristano, la sua fedeltà, sebbene il tradimento sia in agguato.

Nel terzo atto tocca invece a Tristano ricordare: evoca la sua infanzia, il mistero della nascita (durante la sua vita il problema delle origini fu una profonda preoccupazione per Wagner), i suoi rimpianti e l’amore mortifero, infinito che lo divora.

Queste tre confessioni rappresentano dei momenti chiave per trattare l’opera, punti fondamentali in cui è possibile conciliare il parossismo romantico con l’introspezione psicanalitica più contemporanea.

In tutte le opere del passato si pone la problematica delle tre temporalità, ovvero l’epoca in cui il compositore o il librettista situa l’azione, l’epoca nella quale l’opera è composta o scritta con il suo contesto storico e infine la nostra epoca, quella in cui l’opera viene messa in scena e recepita dal pubblico. Sulla scena queste tre epoche devono poter coesistere in modo armonioso e questo grazie ad uno sforzo creativo. Se si privilegia solo uno degli aspetti a discapito degli altri, si rischia di sminuire la percezione dell’opera. Tento di riunire questi elementi temporali per dare vita ad un’estetica che di questi si avvalga, ma in una forma che risulti sorprendente e al contempo chiara. Per il Tristan, queste tre epoche coesistono simultaneamente in tutti gli elementi del nostro spettacolo, dallo spazio, ai costumi, fino all’azione scenica. Certamente vi si ritroverà l’eco di un’epoca ormai lontana, evocata dalle tracce di elementi naturali, frammenti di armatura, specchi d’acqua, ma anche molti riferimenti che appartengono al mondo d’oggi.

Tristan und Isolde è un’opera in cui la giustapposizione di elementi contrari è già presente nel libretto. Riguardo questo aspetto ricorda la struttura della tragedia greca, più precisamente le opere di Eschilo, in cui la quasi totalità dei versi contiene un’idea e il suo contrario, in un movimento dialettico costante. In Tristan, la separazione fra la materia e lo spirito - assolutamente fondamentale - rientra in tutta una serie di antitesi quali l’amore e la morte, il giorno e la notte, il maschile e il femminile, il potere e l’amore, la società e l’amore, le leggi umane e l’amore, la gelosia e l’amore, la natura e la morte e così via. Le due principali contrapposizioni sono senza ombra di dubbio l’amore e la morte da un lato e l’amore e il potere dall’altro, nella sua dimensione intrinsecamente sociale. L’amore e il potere sono per propria natura antitetici. A questi Wagner aggiunge il contrasto fra il giorno e la notte, nel modo tanto caroai romantici, particolarmente affezionati ai sentimenti, a ciò che è ignoto, alla morte e all’oscurità.

L’amore e la morte - nonostante i due protagonisti non abbiano alcuna intenzione di morire per amore - si fondono platonicamente, dove l’und del titolo originale Tristan und Isolde, sostanzia l’unione dei due sessi che così si esprimono all’unisono, come un essere completo costituito allo stesso tempo dei princìpi maschili e femminili. Sin dall’inizio Tristano e Isotta sono destinati alla morte. Tristano la ricerca disperatamente facendo di Melot il suo strumento; Melot è a sua volta un “doppio” di Tristano: entrambi sono dei figli spirituali di Re Marke. Tristano tradisce il Re e si autoesclude, negando le sue radici che sono le stesse di Marke. Melot a sua volta diventa un angelo decaduto. C’è una frattura totale con le convenzioni, i valori morali e l’etica della società. A questa infatti si sostituisce un’altra etica, quella della passione, che nell’assolutezza della sua fusione esclude ogni altra nozione. Questa morte per amore avviene già nel secondo atto quando Tristano e Isotta diventano una cosa sola durante la notte. Alla fine del terzo atto non resta che una sola separazione nell’unione: la morte fisica di Tristano e la trascendenza d’Isotta. Il fatto che l’opera non finisca con un duetto ma con un assolo d’Isotta, rafforza questo concetto, sottolineando d’altro canto la solitudine esistenziale dell’essere umano dinanzi alla morte

Tristan und Isolde – La trama

ATTO PRIMO

In mare, sulla tolda della nave di Tristano in viaggio dall’Irlanda in Cornovaglia.

Sulla nave che la porta dalla terra natìa in Cornovaglia, Isolde principessa d’Irlanda, viaggia verso la dimora di Re Marke al quale andrà in sposa. Tristan, nipote del re, le fa da scorta durante la traversata. Tra preziosi tessuti e i ricchi arredi della tenda che la separa dai marinai, Isolde riposa; al suo fianco la fedele ancella Brangäne guarda pensierosa il mare. D’un tratto si leva la voce di un giovane marinaio che intona una canzone, nelle cui parole Isolde coglie chiare allusioni al suo destino («Westwärts schweift der Blick»). Colpita nel suo orgoglio regale, ordina furente a Brangäne di condurre Tristan alla sua presenza: egli tuttavia rifiuta con ferma cortesia, di abbandonare il timone. Alle ripetute insistenze dell’ancella, lo scudiero Kurwenal le spiega il motivo del diniego: Tristan è un’eroe, poiché ha combattuto ed ucciso il campione irlandese Morold, promesso sposo di Isolde, che opprimeva la terra di Cornovaglia pretendendo ingenti tributi da Re Marke.

Appreso dell’insolenza dello scudiero, Isolde invieisce contro Tristan e racconta all’ancella la sua storia («Den hab’ ich wohl vernommen»). Tempo prima in Irlanda, poco dopo la morte di Morold, ella aveva prestato soccorso ad un guerriero ferito mortalmente, il quale le aveva rivelato di chiamarsi Tantris. Grazie alla profonda conoscenza appresa da sua madre dell’arte dei filtri e degli unguenti curativi, Isolde aveva strappato l’uomo alla morte, sebbene avesse riconosciuto in lui l’assassino del suo promesso grazie ad un dettaglio: la sua spada mancava di un frammento che la donna aveva estratto dalla ferita letale di Morold. Decisa a vendicarsi, aveva impugnato la spada avvicinandosi al giaciglio di Tantris, ma lo sguardo dell’uomo aveva suscitato in lei un misto di attrazione e pietà facendole cadere l’arma dalle mani. Dopo poco Tristan era tornato reclamandola in sposa per Re Marke, quale pegno di riconciliazione tra le terre d’Irlanda e Cornovaglia. Isolde dunque vuole vendicarsi di Tristan e maledice il suo stesso tradimento, ma Brangäne intuisce che dietro i sentimenti bellicosi della principessa si cela in realtà l’amore e cercando di placare la sua angoscia, propone di far bere a Tristan un filtro d’amore. Isolde invece le ordina di portarle i filtri lasciati in eredità da sua madre, grande esperta di arti magiche, scegliendo tra di essi una bevanda mortale.

Entra d’un tratto lo scudiero Kurwenal, che ingiunge alle due donne di prepararsi allo sbarco. Isolde però pretende di incontrare subito Tristan al quale, giunto infine al suo cospetto, porge una coppa ricolma in segno di riconciliazione. Dapprima Tristan colto da istintiva diffidenza esita, ma poi beve; Isolde gli strappa vittoriosa la coppa di mano e beve sino all’ultima goccia il liquido rimasto, decisa a morire per lavare il tradimento verso il suo popolo. Brangäne però non volendo assecondare il disegno distruttivo della padrona, ha sostituito la bevanda mortale con un filtro d’amore: gettata via la coppa, Tristan e Isolde si scoprono in preda ad un’intensa attrazione reciproca. Nell’estasi si abbracciano a lungo e con passione tale da non accorgersi di ciò che gli accade attorno. L’equipaggio infatti annuncia l’approdo della nave alla costa di Conovaglia, mentre le fanfare di benvenuto precedono l’arrivo di Re Marke e del suo seguito.

ATTO SECONDO

Nel castello di Re Marke in Cornovaglia.

In una placida notte d’estate al castello di Re Marke, mentre echeggiano lontani i suoni della battuta di caccia reale, Isolde attende con ansia Tristan nei suoi alloggi.

Alla porta vi è una torcia che arde: spenta la fiamma, Tristan saprà di poter giungere dalla sua amata. La fedele Brangäne complice degli amanti, raccomanda prudenza: teme gli inganni di Melot, innamorato in segreto della regina; ma Isolde, impaziente, non l’ascolta e le ordina di spegnere la torcia. Non riuscendo a trattenersi la spegne lei stessa, dando così il segnale a Tristan. Finalmente stretti l’uno all’altra, in una crescente emozione, i due giovani invocano l’oscurità perché celi alla luce il loro amore segreto («O sink hernieder»), così che la realtà trascolori in un’estasi sublime.

Brangäne di guardia su di una torre, li avverte che l’alba è vicina («Einsam wachend in der Nacht»), ma i due l’odono appena intonando un inno all’amore che sconfigga la morte («So stürben wir, um ungetrennt»), simbolo di unione eterna e indissolubile. Brangäne grida, Kurwenal irrompe con la spada sguainata per avvertire Tristan del pericolo, ma dietro di lui entrano subito Melot e Re Marke. Mentre il maligno Melot assiste al suo trionfo, Re Marke con profonda tristezza chiede a Tristan quali siano le ragioni del suo tradimento («Tatest du’s wirklich?»). Tristan però non ha risposte da offrire e rivolgendosi all’amata Isolde le chiede se sia pronta a seguirlo nel regno della notte: Isolde sarà al suo fianco ovunque lui vada. Ciò basta a Melot ardente di gelosia, per lanciarsi con la spada sguainata su Tristan.

Il giovane scuotendosi incrocia la sua lama con quella dell’assalitore, ma abbassa la guardia offrendo il petto a Melot che lo ferisce gravemente ma non lo uccide, grazie all’intervento di Re Marke che lo impedisce. Mentre l’alba spunta appena all’orizzonte, Isolde si accascia disperata sul corpo dell’amante ferito.

ATTO TERZO

Nel castello di Tristan in Bretagna.

Kurwenal ha ricondotto Tristan nel suo castello a Kareol, in Bretagna ai piedi di un grande albero. Ha messo un pastore di sentinella, perché scruti il mare e li avverta con una gioiosa melodia in caso veda arrivare la nave di Isolde. Tristan giace svenuto, ferito gravemente, le forze lentamente lo abbandonano, ma la voce di Kurwenal lo risveglia come da un sogno e si ritrova assalito da ricordi colmi di disperazione; come in preda al delirio, sa di appartenere ormai al regno delle ombre e dell’oscurità e maledice la luce del giorno che trattiene Isolde con sé («Isolde noch im Reich der Sonne!»). Dopo una grande esaltazione, Tristan si abbandona ad una profonda malinconia («Muss ich dich so verstehn, du alte ernste Weise»), fino a ricadere senza forze. Kurwenal cerca di rianimarlo, mentre la festosa melodia del pastore annuncia l’arrivo di una nave. Lo scudiero corre ad accogliere Isolde, mentre Tristan debole ma in preda ad una sconfinata gioia, strappa incurante le bende dalla sua ferita. Isolde lo raggiunge e Tristan vorrebbe andarle incontro, ma le forze lo abbandonano del tutto: Isolde riesce a raccogliere il suo ultimo respiro, prima di cadere lei stessa priva di sensi sul corpo dell’amato («Ha, ich bin’s, süssester Freund»).

Inattesa, spunta all’orizzonte un’altra nave annunciata dal pastore. Si tratta di Re Marke, il quale appreso dall’ancella Brangäne la storia del filtro d’amore, vuole incontrare Tristan per concedergli il perdono e consentire la sua unione con Isolde.

Ma è troppo tardi. Kurwenal, vedendo il Re accompagnarsi a Melot e ai suoi soldati, crede si tratti di un attacco e si avventa su Melot, uccidendolo prima d’essere ferito anch’egli mortalmente. Un grande dolore regna intorno a Tristan ormai cadavere. Brangäne cerca di risvegliare Isolde con dolcezza, Re Marke si piega affranto alla crudeltà del destino («Tot denn alles»). Isolde riavutasi, non si accorge di quanto è avvenuto attorno a lei, riesce solo a fissare il volto esangue dell’amato e in preda ad un’esaltazione allucinata e crescente, intona il suo ultimo canto d’amore («Mild und leise») prima di morire sul corpo di Tristan.

Lo spettacolo sarà in replica mercoledì 26 e venerdì 28 gennaio alle 19.00, sabato 29 e domenica 30 gennaio alle 17.00.

I biglietti sono in vendita al Botteghino del Teatro Petruzzelli e su www.vivaticket.it

ORARI DI APERTURA BOTTEGHINO: dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:30 alle 19:00.

E-mail: botteghino@fondazionepetruzzelli.it Telefono: 080.9752810

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto