L’Altare d’Argento e la storia dell’Albero Maledetto, attribuita a San Nicola

VITTORIO POLITO - Molte sono le storie e le leggende attribuite al nostro San Nicola, in realtà compiute da un omonimo Archimandrita. Alcune di queste storie sono rappresentate sull’Altare d’Argento presente nella Basilica barese di San Nicola, definito “meravigliosa opera d’arte” e “capolavoro del barocco napoletano”, voluta dal priore Alessandro Pallavicino (1676-1707).

Duecento anni dopo il nostro San Nicola, visse nella stessa regione, la Licia, un omonimo monaco, archimandrita del Monastero della Santa Sion e poi vescovo di Pinara, e vari episodi della sua vita confluirono in quella del Santo di Bari. Due sono, tra gli altri, gli episodi che mi piace ricordare, raffigurati nell’Altare d’Argento di Domenico Marinelli, presente nella nostra Basilica, attribuiti al nostro Santo: la storia dell’albero maledetto, detto “albero di Diana” e le “Portelle della Manna”.

Si narra che un giorno alcuni abitanti giunsero al Villaggio di Placomito per pregare San Nicola di abbattere, per mezzo della sua preghiera, un albero stregato, affinché scacciasse lo spirito impuro che abita su quell’albero, che procurava danni ai loro raccolti, e per far vivere in pace l’intera regione.

La scena dell'Albero maledetto
Nicola recatosi sul posto notò alcuni tagli che erano stati fatti all’albero e ne chiese il motivo. Alcuni risposero che uno di loro aveva tentato di tagliarlo e che era morto. Dopo una preghiera Nicola ordinò di tagliare l’albero ma nessuno ne ebbe il coraggio. Allora il servo di Dio, Nicola, disse: «Date a me la scure e lo taglierò io, nel nome del mio Signore». Prese la scure, la segnò e diede all’albero indemoniato sette colpi. Il demonio notando la potenza di Nicola, volle vendicarsi tentando di far cadere l’albero sugli astanti, ma Nicola afferrò il grande tronco e lo fece cadere dalla parte opposta, dove non c’era nessuno.

La leggenda rappresentata dal Marinelli sull’Altare d’Argento, coglie proprio il momento in cui Nicola, fa cadere l’albero dove non ci sono persone, mentre tra i rami si notano i diavoli costretti alla fuga.

L’altra scena rappresentata sull’Altare è quella delle “Portelle della Manna”, il liquido che si forma nell’urna dove sono riposte le ossa del Santo.

Le portelle della Manna
Marinelli, utilizzò questa scena rappresentando le portelle che, aprendosi centralmente, danno sul foro attraverso la quale si cala la sonda per il prelievo della Manna, mostrando due angeli che reggono ciascuno la bottiglia della Manna con l’effigie di San Nicola. Al di sopra dei puttini è visibile il libro con le tre sfere, il classico emblema del nostro Santo, indicante i tre sacchetti di monete che permisero un decoroso matrimonio a tre fanciulle povere.

L’iscrizione sull’Altare attesta l’avvenuta realizzazione del maestro Domenico Marinelli di Capua, artefice impareggiabile e proprietario di una delle più accreditate botteghe di argenterie statuarie. Notevole la sua attività nel realizzare modelli per le statue d’argento.

Le notizie di cui sopra sono riprese dal Calendario di San Nicola (2016), diffuso nell’800° Anniversario della fondazione dell’Ordine dei Predicatori.

Per gli approfondimenti rimando al testo di Franca L. Bibbo “L’Altare d’argento di San Nicola” (Levante, 1987).

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