Cosa sappiamo su risalita dei contagi e nuove varianti

Diversi esperti hanno imputato l'impennata di casi a livello globale delle ultime settimane al diffondersi di una sottovariante di Omicron. In realtà, il rapporto causa-effetto fra i due fenomeni non sembra cosi solido e le ragioni dietro alla risalita potrebbero essere altre.

”Le nuove sottovarianti di Omicron, la 2 e la 3 sono contagiosissime, molto più della prima". A sostenerlo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, mettendo in guardia sulle riaperture delle prossime settimane: "Da fine mese non si devono aprire i rubinetti istantaneamente, sarebbe meglio che l’utilizzo del Green Pass ed altre restrizioni rimanessero ancora e venissero tolte progressivamente dal 31 marzo". Tuttavia, seppur più contagiose e con un'incubazione più rapida, Omicron e le sue sottovarianti sembrano essere correlate a sintomi meno gravi rispetto alla Delta.

Più realisticamente, secondo la rivista Wired, dietro la risalita del contagio non c'è solo la diffusione della sottovariante, ma anche un generale rilassamento delle misure restrittive e un calo dell'immunità, come hanno ribadito attenti osservatori dell'andamento dell'epidemia quali Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe e di recente ospite a Wired Health 2022, ed Eric Topol dello Scripps Research Translational Institute. Come evidenzia Topol in alcuni casi la ripresa della pandemia si accompagna alla diffusione di BA.2, in altri no.

Quindi l'andamento dei casi, come riportato dal sito Our world in data, è in crescita per tutti i paesi citati da Topol, con l'eccezione al momento degli Stati Uniti, a prescindere dall'abbondanza o meno di BA.2.

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