La saggezza popolare del barese verace


VITTORIO POLITO - La saggezza è una particolare connotazione o capacità propria di chi è in grado di valutare in modo corretto, prudente ed equilibrato le varie scelte e opportunità della vita. La saggezza popolare si esprime anche in forma di proverbi, massime e locuzioni tradizionali e spesso antiche.

L’opinione popolare attribuisce la dote della saggezza alle persone più anziane e più colte, in virtù delle loro esperienze di vita. Essere saggio significa seguire la ragione nel comportamento e nei giudizi, la moderazione nei desideri, l’equilibrio e la prudenza nel valutare le situazioni, nel decidere, nell’operare e nel comportamento morale.

Il saggio è la persona dotata di saggezza, equilibrio intellettuale e conoscenza delle cose acquisite con riflessione ed esperienza e spesso è chiamato a dirimere questioni controverse.


Detto questo, mi piace ricordare che qualche lustro fa (2008), aprì i battenti a Bari, in via Piccinni, la pescheria dei baresi “Nicolas”, un’originale pescheria, fish bar e fish take away, ora non più in attività, che per l’occasione distribuì ai clienti il simpatico “Manuale di antropologia del barese verace”, una sintetica raccolta di esagerazioni e curiosità e di tutto quello che si dice ironicamente del “povero” barese, un vocabolario dedicato alla terminologia del mare, una rassegna di “tipi” baresi, un ricettario di alcuni piatti a base di pesce, una pagina dedicata a “Usi e costumi del barese doc” ed una pagina dedicata alle “Pillole e popizze baresi”.

Non manca neanche la descrizione di come si comportano i baresi in vacanza al mare “Barensis peregrinus maritimus”, o in montagna “Barensis peregrinus montanus”, nelle quali vengono descritti i comportamenti dei “baresi” in quelle zone.

Completa la pubblicazione una lettera a San Nicola (Na lèttre a Sanda Necole) di una devota barese che, sentendosi in colpa per la sua grande passione per i ricci, la confessa al patrono di Bari. D’altronde quale barese non ha commesso, prima o dopo, questo “peccato”? La lettera è stata ripresa da una pubblicazione edita da Progedit, della poetessa dialettale barese Maria D’Apolito Conese.
 

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