Adriano: “L’Inter è la mia seconda casa, ringrazio i tifosi che hanno avuto sempre un grande affetto per me''

(Foto - Inter.it)

MILANO - La potenza dei suoi gol è molto simile alla forza delle sue parole. Quando racconta dell'Inter Adriano ha il potere di emozionare ed emozionarsi ricordando chi l’ha battezzato ”Imperatore”, cantando i cori che i tifosi gli dedicavano dagli spalti o ridisegnando con la sua voce gol bellissimi come l’incredibile sigillo contro l’Udinese dopo sessanta metri di fuga. Talento e pura passione per il calcio, con quella voglia di rincorrere il pallone a tutti i costi e di buttarlo in rete: all’Inter l’ha fatto 74 volte, facendo alzare spesso in piedi i tifosi.

Protagonista della prima puntata del format di Inter TV “Careers” dedicato alle leggende nerazzurre (segui Inter TV su DAZN), Adriano è partito proprio da uno di questi gol, il primo, quello che l’ha presentato al pubblico nerazzurro e al mondo intero:

«Questa è stata la mia prima partita con la maglia dell’Inter, avevo 19 anni, è la punizione contro il Real Madrid e me la ricordo benissimo. La settimana prima in allenamento ci eravamo fermati a tirare delle punizioni io e Seedorf e lui aveva visto che calciavo forte. È stato lui a suggerire che la battessi io perché in realtà la voleva tirare Materazzi ma lui ha detto “Questa è di Adri” e avere questa fiducia è stato importante, ero appena arrivato all’Inter e per fortuna ho fatto un bel gol. Quando ho segnato non ci credevo, avevo 19 anni e per me era un sogno giocare nell’Inter: c'erano con grandi campioni e io ero lì a fare parte di quella squadra. Ho avuto molta fortuna a giocare con quei calciatori, per me e la mia famiglia è stato molto importante. La volontà di dimostrare quello che potevo fare era tanta e mi ha dato la giusta fiducia».

«Ronaldo, Seedorf e io piccolino. Avere vicino campioni così è stata un’emozione incredibile, anche adesso quando rivedo le foto mi sembra strano. Se ho sentito il paragone con Ronaldo? No, non c’è paragone, lui è un Fenomeno, lo ha dimostrato nella sua carriera ma non possiamo essere uguali. Lui mi portava alla Pinetina perché per un po’ io ho abitato a casa sua e ricordo che mi diceva sempre che se volevo arrivare lontano dovevo lottare, guardando sempre avanti per aiutare la mia famiglia, è stato come un fratello maggiore per me».

«Riguardando certi gol ancora non ci credo, ancora adesso non mi capacito. In quel momento stavo bene e facevo delle cose che mi venivano in automatico, quando stai così bene di testa e fisicamente anche cose incredibili ti vengono naturali, è stato un bel gol quello contro l’Udinese. Prima di quella partita ero di ritorno dal Brasile e con il fuso avevo riposato poco ma volevo giocare. Cosa pensavo in quel momento? Ad andare verso la porta, c’erano tre giocatori, il primo l’ho saltato subito, gli altri due erano in area di rigore, quindi sono andato a sinistra e l’ho messa all’incrocio...non c’era nulla da fare. Con il gol in finale di Copa America questo è uno dei più belli che ho fatto credo. Nella mia vita sono sempre stato me stesso e ho sempre ascoltato tutti e questo è molto importante. Dobbiamo ascoltare gli altri perché c’è sempre qualcosa da imparare: dobbiamo essere umili per migliorarci sempre di più».

«Devo ringraziare i tifosi che hanno avuto sempre un grande affetto per me, voi mi avete dato questo nome, “Imperatore” e anche oggi faccio fatica a rendermi conto che era per me. Ogni volta che vengo in Italia sento che mi vogliono bene ed è una grande soddisfazione, questa sarà sempre la mia seconda casa». Grazie a Inter.it

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