Bonus facciate, emetteva fatture per lavori inesistenti: ai domiciliari imprenditore barese


BARI - Un imprenditore barese 39enne, attivo nel settore edile, è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un'inchiesta sul bonus facciate. L’uomo, attualmente ai domiciliari a seguito della misura emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura ed effettuata dalla Guardia di Finanza, è accusato di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Secondo le indagini, i soggetti che avrebbero commissionato le opere di recupero edilizio sarebbero stati “sprovvisti di una capacità reddituale e finanziaria idonea al sostenimento delle ingenti spese di rifacimento delle facciate, in relazione alle quali sarebbe maturato, in origine, il credito d’imposta successivamente ceduto all’indagato”. 

Per di più, gli stessi “avrebbero sostenuto oneri per interventi edilizi eccessivamente sproporzionati rispetto alle caratteristiche e al valore degli immobili posseduti che” come sarebbe emerso dagli accertamenti effettuati “non sono stati sottoposti a recenti opere di rifacimento delle facciate. Peraltro, anche i successivi cessionari che hanno acquistato gli ingenti crediti d’imposta direttamente dall’imprenditore indagato” sarebbero “risultati privi di una capacità reddituale e finanziaria adeguata per sostenere un siffatto, rilevante esborso monetario”.

Durante le indagini, lo scorso 9 giugno, le Fiamme Gialle avevano sequestrato beni e crediti d’imposta per un valore di oltre 140 milioni di euro ritenuti “il profitto e il prodotto dei reati di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. I successivi approfondimenti investigativi avrebbero permesso, inoltre, di accertare che la ex moglie del predetto imprenditore barese avrebbe ricevuto denaro”, oggetto di un ulteriore provvedimento di sequestro preventivo eseguito l’11 ottobre scorso, “proveniente dalla” presunta “monetizzazione di parte dei suddetti crediti inesistenti, impiegando talune delle liquidità così ottenute nell’attività economica di una s.r.l. con sede a Lecce, avente per oggetto la fabbricazione di articoli elettromedicali, di cui è amministratore unico”.

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