Morto Mario Russo, il prof. che fu 'scoperto' dall’America


FRANCESCO GRECO -
CORSANO (LE). Correva l’anno di grazia 1977, Mario Vincenzo Russo da Corsano (Lecce) si era appena laureato, a Roma, a “La Sapienza”, in Scienze matematiche, fisiche e naturali. E, da subito, era stato chiamato dal suo stesso prof. Arnaldo Liberti come ricercatore in Chimica Analitica presso lo stesso ateneo.

Un bel giorno giunse la telefonata da oltreoceano: la Nasa lo voleva nei suoi ranghi. Grande entusiasmo, che purtroppo svanì quasi subito a causa di una ascesso dentale. Mario non poté partire, perse quel treno.

E tuttavia, la sua carriera – come vedremo - è stata ugualmente superlativa: fino al 1999 ha collaborato con l’ateneo romano, e dall’83 fino alla pensione (2017) è stato ordinario di Chimica Analitica all’Università del Molise. Il prof. Russo se n’è andato pochi giorni fa.

“Mario per tutti, era l’ultimo degli allievi del prof. Liberti e di quella scuola romana di cromatografia che tanto ha dato, e continua a dare, alla comunità scientifica”, scrive riconoscente il prof. Pasquale Avino, suo allievo a Campobasso.

Che, ripercorrendone la carriera, aggiunge: “Ha trascorso tutta la sua vita nell’accademia, ha conosciuto tutte le sfaccettature e le bellezze dell’attività di ricerca che ha sempre svolto con passione e trasporto, anche dopo essere andato in pensione. Prima funzionario tecnico presso la 1^ cattedra di Chimica Analitica alla Sapienza, poi ricercatore presso lo stesso ateneo, quindi professore associato e poi ordinario all’Università del Molise, dove ha trascorso vent’anni costruendo, dal nulla, un laboratorio che adesso si distingue a livello internazionale”.

DOMANDA: Il prof. Russo non era certo un accademico da pensione…

RISPOSTA: “Ci andò alla fine del 2017, ma ha continuato a essere attivo e a dare aiuti e suggerimenti nella veste che più amava, quella di Maestro che segue il suo allievo”.

D. Anche nelle pubblicazioni, a quanto se ne sa…

R. “Il ruolo era talmente importante per lui che, benché in pensione già da diverso tempo, lo scorso anno mi aveva voluto come Guest Editor in un numero speciale della rivista Separations su un argomento su cui ha speso tutta la sua attività di ricerca: la microestrazione nella preparazione del campione”.


D. Parallelamente è stato anche un apprezzato docente, molto empatico con gli studenti…

R. “All’intensa attività di ricerca, ha sempre accompagnato l’insegnamento alle nuove leve universitarie: sul suo manuale Chimica Analitica hanno studiato migliaia di studenti, e a distanza di anni continua a essere profondamente innovativo, ma al contempo estremamente rigoroso, come era lui…”.

D. Appunto, com’era il prof. Russo? 

R. “Poliedrico, curioso, amante dell’arte (era orgoglioso della sua collezione di bassorilievi), dall’apparenza burbero e scontroso, ma con un grande cuore, sempre pronto ad aiutare dove c’era bisogno. Nei suoi lavori ha sempre cercato di collegare il rigoroso studio teorico del fenomeno scientifico a una sua applicazione nel campo reale, qualunque esso fosse, sia ambientale, sia alimentare e, ultimo nel tempo, anche riguardo la conservazione dei beni culturali”.

D. Era anche fecondo nei saggi pubblicati, come si evince dal corposo cv…

R. “Il suo impegno, testimoniato da più di 100 lavori su tematiche fondamentalmente legate alla gas cromatografia, ha lasciato un patrimonio di conoscenze che i suoi allievi utilizzano quotidianamente nella risoluzione di problemi”.

D. Aneddoti particolari del suo Maestro?

R. “Mi sia permesso un ricordo personale, molto dolce, riferito a uno degli ultimi congressi internazionali al quale abbiamo partecipato, a Mykonos, insieme a un altro esponente di quella scuola romana, anch’esso purtroppo recentemente scomparso, “Tonino” Di Corcia. In quell’occasione, invece della cena sociale, che generalmente evitavamo per chiacchierare in libertà, cenammo sulla spiaggia in un tipico locale dell’isola: fu una serata bellissima, gustammo buoni piatti della cucina greca, anche lui che non poteva mangiare ma amava il cibo mediterraneo, ascoltai gustosi aneddoti, da loro che ne sapevano tanti, sulle vicende che hanno caratterizzato i ruggenti anni ’70 e ’80, riguardanti quel gruppo di lavoro che aveva rivoluzionato il panorama scientifico e “che il mondo fece tremar”, parafrasando un’altra sua passione: il calcio e il suo Milan... Un abbraccio alla cara Maria Rita da tutta la comunità scientifica della Divisione”.

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