Gallipoli, tra divieto di pesca e abbondanza di pesci 'tropicali': la situazione dei pescatori si aggrava


GIULIA GRECO -
Oltre alla già conclamata questione della protesta per il divieto della pesca a strascico nel porto di Gallipoli, con tanto di bandiere gialle issate sulle barche, la situazione dei pescatori locali sembra peggiorare giorno per giorno. La carenza di molte tipologie di pesci a favore di altri “tropicali” – chiare sono le dichiarazioni di un addetto ai lavori a Gallipoli che dice di aver rinvenuto persino una tipologia di alga che non aveva mai visto – sembra farsi più problematica giorno per giorno. 

"E' da almeno cinque anni che la situazione sembra aver toccato il degrado" dichiara, consapevole che questo è un problema affonda le sue radici già molto tempo prima. "Se prima riuscivamo a pescare molto pesce azzurro, adesso la situazione è critica" conclude l'addetto ai lavori, sottolineando come questa tipologia di pesci ha bisogno di acqua fredda per poter circolare. "E' palese la riduzione anche di pesci quali alici, sgombri e sugheri. Se prima ne pescavamo in abbondanza, adesso riusciamo a prenderne circa la metà. Tutto ciò vuol dire che la maggior parte del pesce viene importato a costo maggiore, creando un disequilibrio e un divario nel sistema economico; anche calamari e cozze penne ormai stanno diventando una rarità". 

Prospettive, quindi, non rosee considerando che, secondo una ricerca di tesi sul riscaldamento globale presso l'università politecnica delle Marche a cura della dott.ssa Chiara Pesaresi, tutto ciò è stato provocato dall'uomo e dall'alterazione che ha causato all'effetto serra che automaticamente fa sciogliere i ghiacciai, fa innalzare le temperature e il livello del mare, causando oltretutto la morte di molte specie che non riescono a vivere sopra una determinata temperatura. Ci si chiede, quindi, se si potrà mai, in un futuro utopico, cercare di raggiungere un punto di incontro tra la necessità di ristabilire la problematica del surriscaldamento globale – gravosa dall'Ottocento secondo quanto attesta tale studio, ma per decenni trascurata - e la condizione di tali addetti ai lavori che man mano che passa il tempo vedono diminuire drasticamente la mole di lavoro e osservano quanto sia sempre meno tutelato il loro fine che è semplicemente quello di portare buoni prodotti sulle tavole degli italiani.

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