Italiani prigionieri in Pennsylvania, una mostra a Conversano


FRANCESCO GRECO
- Seconda guerra mondiale, Pennsylvania, USA, deposito militare di Letterkenny, 1250 prigionieri italiani vi passarono 16 mesi (maggio 1944-settembre 1945). Su tutto il suolo americano ce n’erano oltre 50mila. La loro storia è stata ricostruita nel 2019 per Il Mulino in un saggio documentatissimo di Flavio Giovanni Conti e Alan Perry.

Erano inquadrati nel 321mo battaglione di cooperatori addetti allo stoccaggio, la riparazione e la spedizione di armi, munizioni, veicoli e altro equipaggiamento ai fronti di guerra nel Pacifico e l’Europa. Ora arriva una mostra fotografica e documentale a far conoscere le vite quotidiane, il background, i sentimenti, il loro universo umano. 

“Dopo molte, laboriose ricerche, che mi ha impegnato in questi anni per trovare i familiari dei prigionieri di guerra a Letterkenny – spiega Antonio Brescianini, coordinatore nazionale delle attività dell’AMPIL - attraverso lettere, memorie, documenti e foto che hanno reso disponibili – si è potuto realizzare una mostra che fornirà un'idea di come hanno vissuto i nostri prigionieri italiani in America”.

Ma cosa proporrà di preciso? Antonio non vuole svelare nulla: “Assicuro che scoprirete notizie inedite e, soprattutto, sarà un giusto riconoscimento ai nostri cari che, lontani da casa, hanno sofferto e sperato, testimoniando sempre valori umani e di solidarietà…”.

All'inaugurazione (sabato 27 maggio 2023 alle ore 18) ci saranno autorità locali e territoriali e sarà preceduta da un convegno illustrativo della curatrice Giorgia Magni.

Resterà aperta sino all’11 giugno presso il Monastero San Benedetto (Sala conferenze, primo piano), location messa a disposizione del Comune di Conversano (Bari).

“Durante la manifestazione – conclude emozionato Antonio - sarà disponibile un fascicolo che raccoglie notizie e fotografie di questa storia straordinaria poco conosciuta, e guardando le fotografie, scoprirete sicuramente volti familiari. E’ un miracolo che sono riusciti a fare i nostri padri…”.

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