Helmeto 2023 all’Unifg

DELIO DE MARTINO - È stato inaugurato questa mattina, presso il dipartimento Distum dell’Università di Foggia, Helmeto 2023, il convegno dedicato alle metodologie e tecnologie didattiche legate all’istruzione superiore. Ha aperto il convegno il rettore Lorenzo Lo Muzio, che ha ricordato come sia cruciale, dopo l’esperienza della Dad, un approfondimento sugli strumenti per innovare la didattica nell’università.

Per l’Università di Foggia e per la Puglia il convegno è un’occasione per una riflessione e un confronto in un’ottica davvero internazionale con docenti ma anche operatori del settore provenienti da diverse regioni e paesi esteri.

Helmeto è un convegno annuale il cui acronimo (Higher Education Learning Methodologies and Technologies Online) dichiara l’obiettivo di voler indagare il ruolo delle tecnologie in un ambito diverso da quello a cui l’opinione pubblica solitamente pensa quando si parla di innovazione didattica, ovvero quello della scuola. Il focus è infatti quello dell’istituzione universitaria, tendenzialmente molto più tradizionalista e ancorata a modelli del passato, specialmente in Italia, paese che vanta una quasi millenaria tradizione accademica. Basti pensare all’Università di Bologna fondata nel 1088 e, nel sud Italia, all’Università Federico II di Napoli fondata nel 1224 dall’imperatore “stupor mundi”. Nel corso dei secoli la prestigiosa tradizione accademica si è ancorata a una didattica erogativa che ha visto il libro come strumento unico per uno studio efficace. Uno strumenti che almeno in parte, era già “a distanza”, perché le pagine dei libri nel medioevo erano quasi come le attuali “videolezioni”, colorate arricchite anche da miniature e dunque preziose e colorate immagini. Ma oggi l’evoluzione sociale e tecnologica impone una nuova alfabetizzazione anche all’interno delle accademie che si evolvono proprio grazie a iniziative come Helmeto. Ed è motivo di orgoglio che lo stimolo al rinnovamento arrivi proprio dal sud e da una città che cerca il proprio riscatto anche attraverso le tecnologie didattiche.

In particolare l’edizione foggiana del convegno è la quarta della giovane storia di Helmeto. La prima edizione è nata in seno a una giovane università telematica, la E-campus, tra le più importanti d’Italia, mentre le successive si sono svolte in diverse università statali. Infatti la prima, nel 1999, si è tenuta a Novedrate (sede della università telematica E-campus), a cui sono seguite le edizioni organizzate dalle università di Bari, di Pisa e di Palermo. Si tratta dunque di un’iniziativa nata poco prima della pandemia e che poi è stata travolta dall’innovazione forzata.

In questo contesto la Puglia in particolare ha avuto l’onore di ospitare la manifestazione per ben due volte. L’edizione del 2020 in particolare si è svolta nel capoluogo barese, nel periodo più complesso e delicato e quando l’uso delle tecnologie per l’insegnamento gettava incertezze e divideva l’opinione pubblica.

Oggi invece sembrano maturi i tempi per tirare le somme dell’eredità che quest’esperienza ha lasciato nel bene e nel male e soprattutto per progettare un futuro in cui la tecnologia si sposi efficacemente con appropriate metodologie, con la cultura e la prassi didattica nelle aule universitarie e nelle agenzie formative di istruzione superiore.

Basta scorrere il fitto programma per rendersi conto della quantità di tecnologie e di sperimentazioni che offrono preziosi exempla per un uso davvero efficace degli strumenti digitali, al fine di accendere, citando la celebre metafora di Plutarco, quel “fuoco” dell’apprendimento anche negli studenti universitari.

Tra keynote e sessioni parallele durante Helmeto 2023 si affronta una pletora di interventi dalla scottante attualità che ruotano intorno a numerosi temi: pedagogia online, metodologie attive, gamification, app, big data e data analysis, intelligenza artificiale, tecnologie immersive, inclusività, emozioni e apprendimento art-based e benessere. Si tratta di un mare magnum che può anche creare preoccupazioni e disorientare se non supportato da una corretta formazione anche tra le aule universitarie reali e virtuali. L’iniziativa incrocia dunque diversi ambiti, dalla pedagogia all’informatica, alla psicologia, ma anche all’arte, alla cultura e museologia.

L’auspicio è che da questo dialogo possa nascere un’innovazione che potenzi e non svilisca l’humanum, guidando l’uso efficace delle tecnologie in modo da fugare radicate riserve e paure sulla tecnologia che, in maniera più o meno esplicita, serpeggiano ancora nelle accademie italiane e di tutto il globo.

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