Ricordando il presente

(Santa Fizzarotti e Andreas Giannakoulas durante un seminario Il Rapporto medico - paziente)

SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - “I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perchè certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare”. (Hannah Arendt)

Mi permetto di scrivere qualche nota autobiografica circa lo sviluppo e gli approfondimenti di quella disciplina (se così si può definire) che si indica con il temine di Psicologia. Al di là della Astrofisica, corso di studi da mia mamma impeditomi, ho sempre rivolto lo sguardo al nostro mondo interno, ispirato forse da Kant quando afferma “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.» Cosa questa assolutamente non facile proprio come osservare le stelle che sono sempre da un’altra parte per cui noi vediamo comunque sempre il cielo del passato. E d’altra parte le nostre azioni non sono il risultato di tutto ciò che abbiamo vissuto in altro tempo senza la cui comprensione ci sfugge anche la cosiddetta “ratio” del comportamento presente? In questi giorni una certa enfasi si nota nell’informare circa servizi di Counseling universitari e per altri Enti. Cosa buona certamente che necessita forse di un “excursus” storico.

Ero giovanissima e desiderosa di conoscere me stessa e il mondo intorno a me. In Facoltà lessi, sulla bacheca del secondo piano dell’Ateneo, dell’ esistenza dell’Istituto di Psicologia generale e della Età evolutiva. Docente: la prof.ssa Lidia De Rita. Erano gli anni pieni di fervore e delle utopie del ’68. Ricordai che mio padre sempre mi aveva parlato dei loro vicini, in via Sparano, appunto della famiglia De Rita, perché Suor Cecilia, sorella della prof.ssa Lidia, musicava le composizioni di mio padre che aveva l’orecchio assoluto ma non conosceva nemmeno una nota del pentagramma. E così mi ritrovai a chiedere la tesi alla professoressa, a frequentare l’istituto assiduamente prima e dopo la laurea e per molti anni. Nell’Istituto mi confrontavo a lungo con la prof.ssa Pinto Minerva, la nota pedagogista, perché in quel tempo era ospite nell’Istituto e aveva il tavolo attiguo al mio.

E poi non posso dimenticare l’acutezza di Mario Fiore, mio collega, Loredana Micati traferitasi poi a Roma, Maria Chicco, e le carissime prof.sse Iside Simonetti e Bice Leddomade. E che dire di Lorenzo Catalano e del Dr. Barone: accoglienti sempre e mai giudicanti come osservo in alcune “ chat” che non sono degne di alcuna qualifica con la loro supponenza giudicante accompagnata da un ego eccessivamente narcisista assolutamente contrario a qualsiasi dialogo e confronto.

Nel frattempo vinsi a pieni voti due concorsi a cattedra, ma mai ho lasciato l’Istituto e la dovuta formazione inaugurata proprio da Lidia De Rita con un T–Group. Pochi anni dopo la breve frequentazione della facoltà a Roma, nel mentre ovviamente mi formavo, fu la De Rita, che, al di là della sua avvenenza, aveva una meravigliosa capacità intuitiva circa le persone che a lei si rivolgevano, ad indicarmi dapprima il Centro di Orientamento professionale guidato da Iside Simonetti e Nunzia Celotto e poi una psicoterapeuta esperta in Psicodramma analitico freudiano lacaniano la dott.ssa Marisa Davy che con Lorenzo Catalano stava strutturando un gruppo: eravamo in sei all’inizio …Una esperienza straordinaria fu per me che ho poi approfondito in molti anni anche con seminari guidati dai grandi Lémoine, allievi di Lacan. E in questo ambito ho incontrato colleghi con i quali discuto casi e opinioni come Domenica Girasoli, Luigi Miscioscia e Padre Mariano Bubbico, avendo nel mio cuore i dialoghi ventennali e quotidiani con lo psicoanalista Giovanni Losito.

Scritti, discorsi, seminari e quant’altro hanno sempre occupato la mia vita. Ma oltre alla assidua frequentazione dell’ARIRI con il prof.Dello Russo e della Scuola di specializzazione in Psicologia clinica, presso la Facoltà di Medicina, non e’ mancata certamente l’analisi individuale o il corso triennale per apprendere il test Rorschach, o ancora la formazione in analisi psicosociologica con il dott.Angelo Riccio dello Studio APS di Milano e con il quale ho collaborato per diversi anni. Ma un incontro ha segnato fortemente il mio percorso conoscitivo grazie anche ad una Associazione che si è occupata in loco e in modo mirabile di formazione sul territorio. Un giorno, uno dei psicoanalisti didatti, il ben noto Andreas Giannakoulas, dopo avermi chiesto di seguire i lavori pittorici di sua moglie Giovanna data la mia militanza come critico d’arte, mi invitò ad occuparmi con lui di “Counselling psicodinamico“ e a scrivere insieme un libro in merito. Non mi sono mai tirata indietro dinanzi alle difficoltà e accettai pur con un certo timore.

E dal quel momento ebbe inizio una collaborazione quotidiana durata dal 1990 fino a quando Andreas ha lasciato questa terra. Il libro “Il Counselling psicodinamico“ edizioni Borla, ha vinto il prestigioso premio “Gradiva “ a Lavarone, è stato tradotto in varie lingue ed è un punto di riferimento.

E poi con Andreas Giannakoulas ho partecipato al Congresso internazionale di psicoanalisi a Salonicco (Uranopoli) con l’analisi del caso Medea di Euripide, venti anni di gruppi Balint insieme, scritti su “Le voglie materne”, il rapporto medico paziente. I transgender, il paziente neoplastico, l’ Arte terapia e tante tante esperienze, seminari con Max Hernandez sulla tragedia degli Incas e così via… E così ho collaborato con Domenica Girasoli ad alcune pubblicazioni, in primis un testo sulle Fiabe, ho formato il personale medico e paramedico in alcune Case di cura… Eppure Bari è una terra straniera capace di una damnatio memoriae senza limiti. E così leggo di rimbrotti su chat che dovrebbero essere aperte al libero pensiero e confronto.

La parola dello psicoanalista dovrebbe essere, oggi, ricerca di verità sempre nuova e dunque relativa, non già parola dogmatica apertamente pericolosa. La riflessione sulla parola e soprattutto l'elaborazione del senso della parola all'interno della dimensione del Counselling è fondamentale per comprendere l'essenza stessa di questo tipo di intervento, che finisce, così, per evidenziare tutta la sua complessità. Non si tratta di semplice orientamento poiché lo scivolamente verso elementi collusivi e manipolativi è abbastanza facile. E così leggo con emozione nel lavoro su citato e pubblicato scritto da me con Giannakoulas: “Coerenza e consapevolezza di sé, per quanto possibile sono, dunque, gli elementi di una vita vissuta sul filo della conoscenza e cioè sul filo dei ricordi, governati dalla Memoria. Così Socrate afferma rivolgendosi a Simmia "... coloro che diciamo che apprendono, non fanno altro che ricordarsi, e l'apprendimento non è altro che reminiscenza". 

E la "reminiscenza" è un'opera di distinzione tra ciò che è simile da ciò che è dissimile: in definitiva si tratta di un lavoro di elaborazione ed individuazione intorno alla propria identità, per alcuni aspetti sempre diversa rispetto alla identità degli altri. Questo è il lavoro dell'analisi. Aiutare qualcuno a conoscersi, significa, appunto, aiutarlo a ricordare e cioè a "penetrare nel proprio interno", al fine di conoscere se stesso in relazione sia a se’ medesimo che in relazione agli altri, in rapporto costante con l'ambiente e la sua storia. Il Counselling, scaturito con la storia e dalla storia stessa dell'uomo si configura come estremamente diverso nelle sue intrinseche modalità e nelle sue fondazioni teoriche sia dal consiglio oracolare che dal consiglio sapiente del saggio. Il Counselling è la possibilità di stabilire una condizione privilegiata di "ascolto" ... e di "intervento". In tal senso è qualcosa di più di una semplice relazione d'aiuto o di orientamento. 

Per tale condizione privilegiata si inscrive nei registri di una ricerca polifonica, riguardante sia la persona che l'analista, che si sviluppa intorno alla richiesta di "aiuto" da parte di coloro che sentono l'urgenza di risolvere una condizione di penosa, misteriosa ed angosciante difficoltà. “.. ( omissis).“Nel Counselling può essere offerta alla persona la possibilità di ascoltare e di ascoltarsi, in modo da permettere l'affiorare di contenuti inconsci apparentemente dimenticati, senza però che, per questo, lo psicoanalista necessariamente interpreti e dunque rischi di esercitare sovrapposizioni non desiderate dalla persona . In realtà è all'interno del Counselling che può essere giocata, pur nel rigore di un setting ben preciso, una condizione di libertà e di creatività: d'altra parte è proprio Winnicott a ricordare di aver trovato in un dizionario la seguente definizione del termine "creare" e cioè: "portare ad esistere".

Durante l’elaborazione decennale del testo mi venne in mente Heidegger e scrissi, con l’approvazione piena di Andreas, che “Nel Counseling psicodinamico, come i legnaioli e i guardaboschi bisogna, con estrema prudenza, procedere lungo i sentieri della ricerca salvaguardandone l'esistenza e contemporaneamente tentando di giungere rapidamente il "cuore del bosco", prima che calino le ombre della notte che rendono particolarmente difficile, se non impossibile, il cammino.” (omissis) “La tecnica del Counseling, proprio perché si tratta di trovarsi su di un "sentiero che sembra sovente l'altro: ma sembra soltanto", non è facile, ma richiede attenzione, rigore, precisione e professionalità. Non si tratta, infatti, di dare consigli, o di assumere ruoli sacerdotali ed oracolari, né di distribuire sapienza e saggezza: se mai significa comprendere le "lacrime di Ulisse", affrontare, cioè, le difficoltà della persona, accompagnandola con prudenza e consapevolezza lungo i suoi individuali, unici ed irripetibili sentieri di vita, che possono sembrare simili ad altri, ma che sempre, ogni volta, "sembrano soltanto"... ( Cfr . S. Fizzarotti Selvaggi e A. Giannakoulas , op. cit).

Mi si perdoni se mi sono permessa con questo articolo di ricordare tutto ciò che è presente ma che scaturisce da antiche e salde radici : tutto ciò che oggi viene rimosso per evitare ogni confronto da coloro che appaiono trionfi di un supposto e pertanto poco efficace sapere… Una realtà questa che Cesare Musatti quasi profeticamente intravide nel suo ultimo libro “Questa notte ho fatto un sogno" ….un sogno o un incubo? Ma certamente non tutto e’ perduto!

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