Quando lo svedese capitan Göran salvò i pescatori di Leuca


FRANCESCO GRECO
- “Gli uomini lasciarono i remi, sollevarono eloquentemente alcune brocche, tenendole rovesciate, e gridarono: “Acqua, acqua!”. Primi giorni d’agosto 1949, un due alberi è diretto sulle coste della Grecia, Itaca, e nello Jonio incrocia una barca di pescatori di Leuca, affamati e assetati. 

Al timone uno svedese con la moglie Moni: “Richiamò la mia attenzione, somigliava a un battello pirata?”. Per la cronaca: non erano vere e proprie brocche, ma “vummili” , cioè quei recipienti d’argilla col collo stretto e la pancia grande che le botteghe dei figuli fanno in Terra d’Otranto (da Lucugnano a Cutrofiano) e che usano i pescatori, i contadini, i cavamonti per conservare l’acqua al fresco.

Quando la coppia si sincerò che non erano pirati che miravano alla loro barca, dissetò dunque i pescatori con 15 litri d’acqua e proseguì verso sud- est: “Quando torneremo a casa, pregheremo per voi la Madonna di Leuca...” , fu il ringraziamento dei leucani. La flottiglia (“La Piccola Mola” , la “Cristoforo Colombo” e la “Raffaella”) era partita dal Capo di Santa Maria di Leuca (Puglia) quattro giorni prima, a rimorchio del peschereccio “Sirio” (apparteneva a don Ciccio Daniele, don Pippi Daniele, don Vito Trianni e don Carlo Cantoro).

Calarono i “conzi” al largo, ma il mare cambiò rapidamente umore e a causa di un impetuoso vento di grecale, il legame si sciolse e andarono alla deriva ognuna in una diversa direzione: Calabria (Punta Alice), Golfo di Taranto, Gallipoli.

Storie straordinarie di mare raccontate dall’architetto Göran Schildt (origini finlandesi, ma della marineria della Svezia) in “Nella scia di Ulisse” (Edizioni APE – Corticelli Milano, Collana “La Meta” - Rischi e Ardimenti, pp. 339, lire 950). Lo svedese è stato uno dei massimi divulgatori dell’opera di uno dei maggiori e famosi architetti del XX secolo, Alvar Aalto (Kuortane, Finlandia, 1898-Helsinki, 1976). E confermate dalla memoria popolare della gente di Leuca, fra cui Michelino Petracca (detto “Passacravotti”) fondatore del “Bar del Porto” (ora in mano ai figli).

Storico pescatore di Leuca, è ricordato anche per essere stato tra i primi a prestare soccorso ai sopravvissuti del sommergibile “Pietro Micca” , colato a picco nelle acque di Finibus Terrae nel secondo conflitto mondiale, esattamente la mattina del 29 luglio 1943.

Le ha raccontate anche a Francesco Caloro, appassionato di mare (amore ereditato dal padre, il prof. Antonio, che nel 1964 si costruì da solo un gozzo, “Estrella” e che ha intitolata la Biblioteca Comunale di Alessano, Lecce).

E confermate sia da Antonio Margarito, detto “Malepesce” (mancato pochi anni fa), che da Dario Fracasso, oggi quasi novantenne, una vita da autista di corriere (prima con le Autolinee Licchelli, poi STP Terra d’Otranto): all’epoca aveva 14 anni ed era aiuto macchinista. Le ha ricostruite nel 2007 sul periodico “Spina de rizzu”.

Erano in tutto una cinquantina, quasi un pescatore per ogni famiglia e ormai li davano per morti. Tanto che quando toccarono terra credettero di vedere dei fantasmi. E a Leuca fu subito festa. Fracasso è il solo vivente e superstite. Ricorda che il motore della “Sirio” andò in avaria: “Due barche dovettero trainare il peschereccio che in breve andò a fondo. Per tutta la notte le due barche a remi furono tenute orientate alla trinca, cioè con la prua al vento, controvento”.

Una, come detto finì in Calabria. Lì si sfamarono prima di riprendere la navigazione verso Leuca. Dove appunto incrociarono la “Dafne” degli svedesi. Il padre di Dario, Ciccio, componente della commissione festa della Madonna di Leuca (15 agosto), volle sparare i fuochi d’artificio (a Villa Marcucci, di fronte alla chiesa di Cristo Re) per ringraziare la Vergine di aver rivisto il figlio e i suoi compagni quando ormai le speranze erano perdute. Ma chi era Schildt (Helsinki, 11 marzo 1917- Ekenäs, Finlandia, 24 marzo 2009)? Architetto, docente di Storia dell’Arte, lasciò la promettente carriera universitaria per cercare di capire la genesi dei movimenti artistici, decidendo di risalire alla loro nascita, e dove doveva andare se non in Grecia?

Numerosi viaggi ricostruiti in bellissimi libri. Fu uno dei primi, e dei pochi, a praticare in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, la navigazione da diporto, o di piacere, che dir si voglia. Per quei tempi infatti a causa appunto delle tragedie della guerra, era quasi inconcepibile che qualcuno potesse navigare per divertimento e per periodi così lunghi. Si andava per mare soltanto per lavoro.

Fino a quel giorno quando i marinai di Leuca, assetati, gli si pararono contro: li dissetò per poi proseguire versi i mari dei miti. Scrive ancora nel suo libro: “Era una grossa barca, appuntita alle due estremità, con la vela latina arrotolata, spinta a remi da otto uomini abbronzati, nudi fino alla cintola...”. Il resto ormai è storia che viaggia sulla memoria di generazione in generazione. Il mare condivide la sua memoria e racconta a chi vuole ascoltare le sue incredibili avventure.

(Foto dal libro di Göran Schildt “Vent’anni di Mediterraneo” - Ugo Mursia Editore, Milano 1973).

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