La Questione Palestinese vista da un israeliano, Ilan Pappé

DEBORAH PETRUZZO - Mi sono approcciata con grande curiosità e con un atteggiamento di grande rispetto nei riguardi di questo libro nondimeno nei confronti del suo autore.

Ilan Pappé, lo studioso più lucido e più sgradito ai governi di Tel Aviv, della grande tragedia del Popolo Palestinese, una tragedia impossibile da comprendere senza conoscerne le radici.

Nasce ad Haifa, da genitori ebrei, consegue la laurea e il dottorato di ricerca a Oxford. Nel 2005 inizia con grande fervore l’azione di boicottaggio nei confronti di Israele.

Quindi, ora più che mai, la lettura di questo testo mi sembrava quasi un dovere morale al fine di capire non solo le ultime vicissitudini sulla questione palestinese, ma soprattutto gli eventi che hanno portato all’escalation di violenza iniziata il 7 ottobre 2023.

Il libro è la lucida analisi che Ilan Pappé fa sulla storia della Palestina dalle origini, passando attraverso l’occupazione e la pianificazione della pulizia etnica del 1948, fino ad arrivare a oggi.

“Lo storico ha il ruolo di parlare non solo di cosa è accaduto nel passato, ma di spiegare perché il passato è importante per noi oggi nel presente”.

Il pensiero di Pappé ci fa capire l’importanza di una corretta ricostruzione storica: in Palestina è stata attuata una vera e propria espulsione pianificata e la pulizia etnica è considerata a livello internazionale un crimine contro l’umanità, crimine che tutt’ora si perpetua.
Prof.ssa Deborah Petruzzo
Eppure, ancora si tende a cancellare sistematicamente dalla memoria pubblica mondiale quanto accaduto nel 1948 in Palestina, negando il racconto dei sopravvissuti con una storiografia ufficiale che ricostruisce una versione diversa dei fatti.

In questo percorso, secondo Pappé, è fondamentale il corretto utilizzo del linguaggio: quello che accadde nel 1948 in Palestina non va definito semplicemente una catastrofe (Nakba), ma appunto una vera pulizia etnica, proprio per potere individuare di conseguenza una vittima e un aggressore, punto di partenza essenziale per cercare una riconciliazione.

Pappè ci racconta di villaggi arabi attaccati nel cuore della notte, uccisioni di civili e la non violenza da parte dei Palestinesi. Sì, perché i Palestinesi non erano armati e fino al 1948 avevano convissuto in armonia con ebrei e cristiani.

Libro imprescindibile per la comprensione della vera natura dello stato di Israele, grazie a una impeccabile ricostruzione storiografica della sua fondazione, basata peraltro quasi esclusivamente su fonti israeliane.

Consigliato per chi vuole farsi una reale idea del dramma vissuto dal Popolo Palestinese dal 1948 a oggi, formulando così un pensiero critico che vada oltre la narrazione dominante, filo sionista e in secondo luogo per non dimenticare i crimini commessi.

Il linguaggio è chiaro e, a mio avviso, fruibile ai più (per lo meno a quanti abbiano un minimo di dimestichezza con i libri che trattano argomenti di carattere storico-politico); espone in maniera chiara quel che è accaduto nei mesi che hanno preceduto e che sono seguiti alla nascita dello Stato d'Israele, il ruolo di Ben Gurion, ma anche l'indifferenza degli inglesi davanti alle atrocità commesse.

Di certo stimola il lettore a interessarsi alla questione in maniera più approfondita e mettendo da parte preconcetti o convinzioni errate/imprecise/parziali.

Recensire “La pulizia etnica della Palestina” (Fazi Editore, Roma, prima edizione 2008, pp. 364, euro 19.00) è stato diverso.

La mia è una recensione consapevole e vigorosa rispetto ad altri testi perché, di solito, quando si analizza un libro, che sia un romanzo, un saggio, ci si sofferma sul se è piaciuto oppure no, sulle emozioni che ha suscitato e tanto altro.

Ma “La pulizia etnica della Palestina” ha un impatto diverso. Nonostante sia un libro che narra in maniera critica e precisa, attraverso date e avvenimenti, il percorso difficile dei Palestinesi, ha anche la capacità di smuovere l’interiorità del lettore.

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