TARANTO - Le alte temperature registrate negli ultimi mesi hanno
causato una devastante morìa di cozze a Taranto, mettendo a rischio la
sussistenza di oltre 400 famiglie di mitilicoltori. Un’emergenza senza precedenti che
colpisce il cuore di una delle attività simbolo del territorio, la mitilicoltura tarantina,
fiore all'occhiello di una lunga tradizione di eccellenza.
Secondo quanto riportato dagli allevatori locali, quest'anno il caldo record ha toccato punte di 31 gradi in acqua, provocando danni irreparabili: oltre il 70% del novellame è andato perso, compromettendo non solo la produzione attuale, ma anche quella dei prossimi anni. Gli operatori si trovano di fronte a spese esorbitanti, aggravate dall’arrivo di ordini di introito e cartelle esattoriali, pari a 3.800 euro per concessione. Una situazione insostenibile che lascia nell’incertezza centinaia di lavoratori.
Vincenzo Guarino, segretario generale UILA PESCA TARANTO, è intervenuto al Tg1, durante l’edizione delle ore 20:00, portando la voce di un comparto ormai in ginocchio: “Quella che stiamo vivendo è una vera catastrofe ambientale e sociale per Taranto. Non si tratta solo di una perdita economica: è un colpo alla dignità di famiglie che da generazioni vivono di mitilicoltura e che oggi rischiano di perdere tutto. Chiediamo al governo e agli enti locali un intervento urgente per dichiarare lo stato di calamità naturale, per garantire l’abbattimento delle cartelle esattoriali e fornire sostegni immediati agli operatori in difficoltà.”
Il sindacato denuncia inoltre come l’attuale obbligo di trasferimento delle cozze nel secondo seno del Mar Piccolo, imposto dall'ordinanza regionale del 2012, stia aggravando la crisi. “Questo obbligo, seppure introdotto per motivi di sicurezza, ha contribuito a sovraccaricare le acque, rendendo i molluschi ancora più vulnerabili alle temperature estreme e causando un’alta percentuale di perdite,” continua Guarino.
La UILA PESCA invita gli enti preposti a prendere decisioni decisive e lungimiranti per il futuro della mitilicoltura tarantina. “Occorre con urgenza realizzare una nuova area di stoccaggio nel Mar Grande, come richiesto ormai da anni dai mitilicoltori,” aggiunge Guarino. “Solo così potremo garantire condizioni adeguate per la produzione e una ripresa stabile del settore.”
La disperazione si estende ormai ai mercati locali, dove per sopravvivere alcuni commercianti sono costretti a vendere cozze importate da altre zone, mentre altri hanno scelto di rimuoverle dal proprio menù per solidarietà. “Taranto non può più aspettare,” conclude Guarino. “Salvare la nostra mitilicoltura significa proteggere un pezzo di storia e di identità. Invitiamo le istituzioni a rispondere con soluzioni concrete a una crisi che potrebbe compromettere il futuro stesso della nostra comunità.”
Secondo quanto riportato dagli allevatori locali, quest'anno il caldo record ha toccato punte di 31 gradi in acqua, provocando danni irreparabili: oltre il 70% del novellame è andato perso, compromettendo non solo la produzione attuale, ma anche quella dei prossimi anni. Gli operatori si trovano di fronte a spese esorbitanti, aggravate dall’arrivo di ordini di introito e cartelle esattoriali, pari a 3.800 euro per concessione. Una situazione insostenibile che lascia nell’incertezza centinaia di lavoratori.
Vincenzo Guarino, segretario generale UILA PESCA TARANTO, è intervenuto al Tg1, durante l’edizione delle ore 20:00, portando la voce di un comparto ormai in ginocchio: “Quella che stiamo vivendo è una vera catastrofe ambientale e sociale per Taranto. Non si tratta solo di una perdita economica: è un colpo alla dignità di famiglie che da generazioni vivono di mitilicoltura e che oggi rischiano di perdere tutto. Chiediamo al governo e agli enti locali un intervento urgente per dichiarare lo stato di calamità naturale, per garantire l’abbattimento delle cartelle esattoriali e fornire sostegni immediati agli operatori in difficoltà.”
Il sindacato denuncia inoltre come l’attuale obbligo di trasferimento delle cozze nel secondo seno del Mar Piccolo, imposto dall'ordinanza regionale del 2012, stia aggravando la crisi. “Questo obbligo, seppure introdotto per motivi di sicurezza, ha contribuito a sovraccaricare le acque, rendendo i molluschi ancora più vulnerabili alle temperature estreme e causando un’alta percentuale di perdite,” continua Guarino.
La UILA PESCA invita gli enti preposti a prendere decisioni decisive e lungimiranti per il futuro della mitilicoltura tarantina. “Occorre con urgenza realizzare una nuova area di stoccaggio nel Mar Grande, come richiesto ormai da anni dai mitilicoltori,” aggiunge Guarino. “Solo così potremo garantire condizioni adeguate per la produzione e una ripresa stabile del settore.”
La disperazione si estende ormai ai mercati locali, dove per sopravvivere alcuni commercianti sono costretti a vendere cozze importate da altre zone, mentre altri hanno scelto di rimuoverle dal proprio menù per solidarietà. “Taranto non può più aspettare,” conclude Guarino. “Salvare la nostra mitilicoltura significa proteggere un pezzo di storia e di identità. Invitiamo le istituzioni a rispondere con soluzioni concrete a una crisi che potrebbe compromettere il futuro stesso della nostra comunità.”