Tentato omicidio a Bari: resta in carcere Giuseppe Manica
BARI - Resta in carcere Giuseppe Manica, il 70enne barese accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e lesioni personali per aver accoltellato il vicino di casa, il 51enne Michele Esposito, la sera del 26 febbraio. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare in carcere. All’origine della violenta aggressione vi sarebbero attriti legati a motivi condominiali.
Giuseppe Manica ha ammesso l’aggressione con parole inquietanti: “Mi prendo le mie responsabilità, spero che muoia”. Una confessione che non poteva essere smentita, dato che i carabinieri hanno rinvenuto sia l’arma del delitto che i vestiti indossati dall’uomo al momento dell’attacco.
Le condizioni della vittima
Michele Esposito rimane ricoverato nel reparto di chirurgia plastica del Policlinico di Bari. Sebbene le sue condizioni restino gravi, l’uomo non è più in pericolo di vita. La moglie ha raccontato alla Gazzetta del Mezzogiorno i drammatici momenti vissuti subito dopo l’aggressione:
“Ho creduto che mio marito fosse morto. Ferma sulle scale, bloccata dai vicini che mi hanno impedito di vederlo mentre respirava appena, riverso in una pozza di sangue, udivo solo le imprecazioni del suo aggressore. Gli ho sentito dire: ‘Io te lo avevo detto che ti avrei ammazzato’, ma Michele non rispondeva, non riuscivo a sentire la sua voce. Sono stati momenti terribili”.
Un incubo ancora vivo
La moglie di Esposito ha aggiunto che la famiglia sta cercando di riprendersi dallo shock: “Stiamo tirando un sospiro di sollievo, ma i medici raccomandano prudenza. Andiamo avanti passo dopo passo. Sono ancora dentro questo incubo”.
Ha poi raccontato un dettaglio della loro routine serale, che quella notte si è tragicamente interrotta: “Di solito io e mia figlia aspettiamo affacciate alla finestra che Michele rincasi dal suo giro serale con Oki, il nostro cane. È un modo per stare vicini, di proteggerci, di vigilare l’uno sull’altro. Mercoledì sera, dopo le 22.30, siamo andate a letto un po’ prima, io e mia figlia eravamo molto stanche. Ero ancora sveglia quando ho sentito il tumulto, le grida venire dalle scale”.
L’indagine sulla brutale aggressione prosegue mentre la comunità resta scossa da un atto di violenza che ha trasformato una semplice lite condominiale in un tentato omicidio.