Iva Zanicchi (intervista): «Tutti dicono che il palco dell’Ariston è un palco speciale… lo è… lo è ancora oggi»
NICOLA RICCHITELLI – Un nuovo brano in uscita il prossimo 2 maggio, "Dolce far niente", un inno alla vita e alla speranza, altresì un invito a godersi la vita, l'amore e la natura finché si può, senza dimenticare il palco dell’Ariston, lì dove qualche mese fa, durante il Festival di Sanremo 2025, ha ricevuto il Premio alla Carriera, un riconoscimento che ha dedicato con emozione alla madre e al compagno scomparso lo scorso anno, Fausto Pinna.
Accogliamo sulle pagine del nostro giornale l’immensa voce di Iva Zanicchi.
Iva, cosa ha voluto dire per lei tornare a Sanremo?
R: «Sono tornata su quel palco per ricevere questo premio che Carlo Conti così carinamente e generosamente ha voluto darmi. Sono passati 60 anni dal mio primo Sanremo – la prima volta fu proprio nel 1965 – ma soprattutto 60 anni di una manifestazione che ho sempre amato. Basti pensare che vi ho partecipato ben 11 volte – vincendo tre edizioni – senza contare che sono arrivata terza assieme a Sergio Endrigo nel 1970 con la canzone L’Arca di Noè. Ho partecipato con tante altre canzoni: delle volte è andata bene, altre meno, ma questo è la gara, ed è giusto che sia così… Però stiamo parlando di una manifestazione che mi ha dato tantissimo. Posso dire che sono nata artisticamente a Sanremo. Avevo, prima del 1965, partecipato a un concorso organizzato da Gianni Ravera – colui che organizzava anche Sanremo – e dopo un po' di anni arrivò la prima volta e da lì partì tutto».
Iva, soprattutto cosa vuol dire salire sul palco dell’Ariston?
R: «Tutti dicono che il palco dell’Ariston è un palco speciale, e lo è, lo è ancora oggi. Una volta faceva quasi paura: tanti cantanti, quando andavano a Sanremo, erano attraversati da forti emozioni; c'era chi sveniva, chi entrava in scena con la corona del rosario… Insomma, i cantanti erano sottomessi a responsabilità incredibili. Oggi la cosa è molto più serena, molto più tranquilla, ma Sanremo, come vediamo, ha ancora la capacità, in tre o cinque giorni, di lanciare una canzone o un cantante che magari non era conosciuto da tutti. Ha ancora questo potere. Credo che sia l'unica manifestazione in Italia e forse – tolto l’Eurovision – anche nel mondo che può fare questo».
Anche quest’anno non sono mancate le polemiche: in tanti hanno lamentato l’assenza di donne nelle primissime posizioni…
R: «Ho trovato questa polemica ridicola e sciocca. Basta andare all'edizione dell'anno scorso: nelle prime tre posizioni c'erano due donne, perché non ricordarlo? Si votano le canzoni, poi va bene, c'è il personaggio che ti può piacere o meno… Alla fine è giusto premiare la canzone. Quest'anno nelle prime cinque posizioni c'erano cinque uomini, magari l'anno prossimo ci saranno cinque donne, ma chi se ne frega…».
Lei chi ci avrebbe messo nelle prime cinque posizioni?
R: «Io avrei preferito che nelle prime cinque ci fosse stata Elodie o Giorgia: potevano starci benissimo. Ma ci poteva stare benissimo anche Achille Lauro… Oggi i voti sono diversificati, come sempre succede. Le polemiche sono un po' sterili, perché poi cosa succede? Che il vero successo viene decretato nel giro anche di dieci giorni dalla gente».
È vero, come qualcuno dice, che oggi si fa meno attenzione alla canzone a favore del cast?
R: «Io penso che Carlo Conti quest'anno, e Amadeus negli anni scorsi, abbiano cercato di accontentare un po' tutti i gusti, tutti i generi e tutte le età. Si è andati dai giovani di belle speranze a Massimo Ranieri che ha cantato benissimo, senza dimenticare Marcella Bella che, tralasciando il fatto che è arrivata ultima, ha presentato una canzone che si sta ascoltando molto. Credo che siano tutte polemiche che ci possono stare, perché è una manifestazione così importante, una manifestazione che ancora oggi unisce tutta l’Italia, cosa che riesce solo al Festival di Sanremo…».
C’è un Sanremo, tra gli undici a cui ha partecipato, che non rifarebbe?
R: «Guardi, oserei dire che rifarei tutto, perché sono canzoni che sono state scelte, nelle quali ho creduto. C'è stato un anno, sì, che anche in casa, per esempio, il mio povero marito non era d'accordo che io portassi quella canzone: era una canzone molto forte, aveva un testo fortissimo – era il 2009, il brano era Ti voglio senza amore – forse non riporterei quella canzone, anche se io l'ascolto ogni tanto ed è una canzone bellissima, forte, con un testo molto forte, che forse la gente da me non si aspettava».
Iva, quale il suo rapporto con le nuove generazioni?
R: «Ottimo, direi. Guardi, io mi diverto tanto, mi diverto sinceramente. Ogni epoca, ogni generazione ha la sua musica: quando io ero ragazza ascoltavo i Rolling Stones e i Beatles e mia mamma mi chiedeva: “Cosa è quella robaccia lì? Cosa ascolti? Ascolta Luciano Tajoli… quelli sono cantanti”. È chiaro che le persone di una certa età possono criticare i gusti dei giovanissimi, ma i giovanissimi hanno sempre ragione, per cui sanno scegliere e scartare poi nel tempo le banalità…».
Tra gli artisti della nuova generazione, chi apprezza?
R: «Achille Lauro ha portato una canzone bellissima, scrive canzoni meravigliose. Ma apprezzo molto anche Lazza, lo stesso Olly, per non parlare di Lucio Corsi che mi è piaciuto da morire…».
In quali progetti la vedremo impegnata nel prossimo futuro?
R: «Io, nonostante l'età, parlo ancora di futuro. Sto preparando un disco, ho delle canzoni nelle quali credo; è un progetto che mi dà gioia. Io canto per la gente, non canto per me. Queste canzoni mi piacciono veramente tanto. Si spera che possano piacere anche agli altri, per cui mi metterò in sala d'incisione tra un po' e preparerò questo disco, sperando che sia gradito alla gente».
La televisione?
R: «Per la televisione parteciperò come giurata per una trasmissione che si registrerà in primavera, poi ci sarà uno spettacolo di tre-quattro puntate dove sarà sempre padrona la musica… e non solo».