Caso Garlasco, Bellomo (FI): “Stop al carcere per Alberto Stasi”. Presentata interpellanza urgente al Ministro della Giustizia
ROMA – "Stop al carcere per Alberto Stasi." È quanto chiede con forza il deputato di Forza Italia Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia della Camera, che ha presentato un’interpellanza urgente al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, alla luce delle recenti novità emerse sul caso Garlasco.
Secondo Bellomo, "nessun cittadino può rimanere privato della libertà personale mentre la stessa giustizia che lo ha condannato coltiva, pubblicamente e processualmente, il dubbio che possa essere innocente."
Dubbi processuali e richieste di riforma
Nel suo atto ispettivo, il parlamentare pugliese pone l’accento su una questione di fondo: la possibile inadeguatezza dell’attuale disciplina sulla revisione e l’esecuzione della pena, specie nei casi in cui – come accade oggi – emergano elementi ufficiali che mettono in crisi la certezza del giudicato, anche prima della scoperta di nuove prove formali.
«La tragica vicenda di Garlasco – afferma Bellomo – impone una riflessione profonda sulla necessità di avviare una riforma che consenta la sospensione temporanea della pena detentiva quando ci siano indizi seri e attendibili che lascino presagire un errore giudiziario.»
Il principio: nessun innocente deve patire la pena
Bellomo ribadisce che “nessun innocente deve patire la pena”, sottolineando che la certezza della pena non può mai prevalere sulla certezza della verità. Da qui la richiesta al ministro Nordio affinché si promuova un’evoluzione della giurisprudenza e delle prassi giudiziarie che, pur nel rispetto della stabilità delle sentenze, restituisca centralità alla giustizia sostanziale e alla dignità della persona condannata.
Un appello per una giustizia più giusta
«Serve una giustizia prima giusta, e poi rigorosa – conclude Bellomo – e per questo chiedo al ministro se non sia doveroso intervenire con urgenza per evitare che possano ripetersi situazioni paradossali e inaccettabili come quella di Alberto Stasi. È tempo di cambiare paradigma.»