Presidio a Bari, De Santis (PD) alla Rai: “Date spazio al referendum, spegniamo Telemeloni e accendiamo la democrazia”
BARI — “Spegniamo Telemeloni, accendiamo la democrazia”. Con questo slogan si è svolto oggi anche a Bari il presidio davanti alla sede regionale della Rai, parte di una mobilitazione nazionale promossa dal Partito Democratico per chiedere maggiore visibilità informativa al referendum dell’8 e 9 giugno.
A guidare la protesta nel capoluogo pugliese è stato Domenico De Santis, segretario regionale del PD, che ha denunciato il silenzio della televisione pubblica su un appuntamento elettorale ritenuto cruciale.
“L’Agcom ha certificato che solo lo 0,67% delle trasmissioni giornalistiche Rai ha parlato del referendum. È un dato allarmante, che rischia di compromettere il diritto degli italiani a partecipare consapevolmente al voto”, ha dichiarato De Santis.
Secondo il Partito Democratico, l’oscuramento del servizio pubblico è un atto grave, che mina la pluralità dell’informazione e ostacola l’esercizio della democrazia. I cittadini – sottolinea De Santis – “ci dicono che non sanno nemmeno dell’esistenza del referendum. Questo è inaccettabile”.
“La Rai deve garantire il pluralismo”
La protesta è stata organizzata per chiedere alla Rai di garantire il pluralismo e di dedicare uno spazio equo e sufficiente al confronto pubblico sui temi referendari.
“Milioni di italiani aspettano un cambiamento concreto per migliorare la loro vita e la loro condizione di lavoro. Serve informare, non censurare”, ha ribadito De Santis.
Una battaglia per la partecipazione
Il presidio di Bari si inserisce in una più ampia battaglia che il Partito Democratico sta conducendo a livello nazionale per difendere il diritto all’informazione e alla partecipazione democratica.
L’appello lanciato da De Santis si rivolge non solo alla Rai, ma anche alle istituzioni e alla società civile, affinché non si spenga il dibattito pubblico su una consultazione che riguarda direttamente i cittadini.
“Chiediamo che si accenda la democrazia – ha concluso De Santis – e che la Rai torni ad essere davvero il servizio pubblico di tutti.”