Uccisione del brigadiere Legrottaglie: il movente legato a un arsenale nascosto. Indagati due agenti per l'uccisione di Mastropietro
FRANCAVILLA FONTANA – L’omicidio del brigadiere dei Carabinieri Carlo Legrottaglie, avvenuto nel corso di un inseguimento tra le campagne del brindisino, sarebbe stato un delitto premeditato, volto a impedire la scoperta di un arsenale nascosto. È quanto emerge dall’ordinanza con cui è stato convalidato l’arresto di Camillo Giannattasio, 57 anni, uno dei due uomini coinvolti nella fuga culminata in un conflitto a fuoco costato la vita anche a Michele Mastropietro, 59 anni.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, l’eliminazione del carabiniere avrebbe dovuto evitare che l’operazione di polizia portasse alla perquisizione e al sequestro di un vasto quantitativo di armi e materiale illecito custodito in un’abitazione e in una ferramenta riconducibili a Giannattasio.
Un arsenale in piena regola
Durante le successive perquisizioni, le forze dell’ordine hanno rinvenuto e sequestrato un vero e proprio arsenale clandestino, composto da:
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4 pistole semiautomatiche, alcune con matricola abrasa
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2 revolver
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1 fucile a canne mozze
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Numerose munizioni di vario calibro (9×21, .38 Special, calibro 12)
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Silenziatori artigianali
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Targhe di veicoli, passamontagna, guanti, cappucci
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Cellulari e attrezzatura per la modifica e manutenzione di armi
L’agguato e la fuga
La mattina dell’agguato, Giannattasio e Mastropietro erano già in fuga da Francavilla Fontana. Durante l’inseguimento, il brigadiere Legrottaglie è stato raggiunto e ucciso a colpi d’arma da fuoco da Mastropietro. Successivamente, i due fuggitivi si sono diretti verso le campagne di Grottaglie, dove sono stati intercettati dalla Polizia di Stato.
Nel momento dell’intervento, Giannattasio si è arreso, mentre Mastropietro ha aperto nuovamente il fuoco contro gli agenti, impugnando la stessa arma usata per colpire il carabiniere. Nonostante gli inviti alla resa, ha continuato a sparare e tentato di ricaricare, finché uno degli agenti ha risposto al fuoco, uccidendolo.
Durante l’operazione, gli agenti hanno protetto un gruppo di operai agricoli, che si trovavano nei pressi di un tendone, posizionando il mezzo di servizio come scudo.
Due agenti indagati per l’uccisione di Mastropietro
A seguito del decesso di Michele Mastropietro, la Procura ha iscritto due agenti della Polizia di Stato nel registro degli indagati, con l’ipotesi, come atto dovuto, di omicidio colposo per eccesso nell’uso legittimo delle armi. Le indagini proseguiranno per accertare nel dettaglio la dinamica dello scontro a fuoco, ma al momento la reazione degli agenti appare giustificata dal comportamento altamente pericoloso e ostile del sospetto.
Un'attività criminale ben strutturata
L’intera vicenda, secondo gli inquirenti, svela l’esistenza di un’attività criminale organizzata, supportata da un apparato logistico e offensivo estremamente pericoloso. Le autorità continuano a indagare per ricostruire eventuali legami con altri soggetti e individuare i canali di approvvigionamento delle armi.
Intanto, la comunità e l’Arma dei Carabinieri piangono la scomparsa del brigadiere Legrottaglie, caduto nell’adempimento del dovere.