Roma, 'Le donne di Mozart' ansiose d’immortalità


FRANCESCO GRECO
"Tre donne intorno al cor mi son venute, e seggonsi di fore;
ché dentro siede Amore,
lo quale è in segnoria de la mia vita…" (Dante, Rime).

Per Mozart, molte di più. Se ci mettiamo Anna Maria, la madre possessiva (rapporto edipico irrisolto) e la determinata moglie Constance. Oltre a nobildonne.

Tutte ansiose di toccarlo, di contaminarsi della sua dolce energia, dell’aura che illumina il "genio assoluto".

"Tanto son belle e di tanta vertute,
che ’l possente segnore,
dico quel ch’è nel core,
a pena del parlar di lor s’aita".

Vogliose di sporcarsi di quell’energia prometeica, escatologica, intorno a lui nel “Carillon”. Che le consegnerà alla posterità, nei secoli che verranno.

"Wolfi ha molta autostima, è convinto del suo carisma, fa il farfallone, il vanesio: è una star sin dai suoi primi anni".

"Ciascuna par dolente e sbigottita,
come persona discacciata e stanca,
cui tutta gente manca
e cui vertute né belta non vale".

Anna Maria vorrebbe preparare una cena memorabile per il marito e consegna i soldi al ragazzino per comprare un pollo. Ovviamente torna a casa a mani vuote: li ha spesi con le ragazze. Madre teneramente arrabbiata, e brontolona.

"Tempo fu già nel quale,
secondo il lor parlar, furon dilette;
or sono a tutti in ira ed in non cale.
Queste così solette
venute son come a casa d’amico;
ché sanno ben che dentro è quel ch’io dico".

C’era aria di evento al teatro romano "Le Sedie", per "Le donne di Mozart", ideato, scritto, diretto e interpretato da Francesca Stajano Briganti (salentina di nascita, romana d’adozione).

Ed evento è stato in due serate di grande intensità e pathos.

"Dolesi l’una con parole molto,
e ’n su la man si posa
come succisa rosa:
il nudo braccio, di dolor colonna,
sente l’oraggio che cade dal volto;
l’altra man tiene ascosa
la faccia lagrimosa:
discinta e scalza, e sol di sé par donna".

Mozart impertinente, sorpreso allo snodo di due epoche, il prima e il dopo. Metafora di un mondo in rapida mutazione: il vecchio sta morendo, bigotto, cupo e il nuovo che nasce (il disfacimento degli Stati nazionali e il marxismo sono nell’aria).

"Come Amor prima per la rotta gonna
la vide in parte che il tacere è bello,
egli, pietoso e fello,
di lei e del dolor fece dimanda".

Un’epoca immobile dunque agonizza, "Wolfi" è anche ansia di nuovo, di lumi che splendono, di vita amore fuori dai canoni. Un nuovo incerto, in via di definizione, ma più luminoso e vivo dell’era precedente.

"Oh di pochi vivanda",
rispose in voce con sospiri mista,
"nostra natura qui a te ci manda:
io, che son la più trista,
son suora a la tua madre, e son Drittura;
povera, vedi, a panni ed a cintura".

Originale l’incipit della regista: Salieri irrompe in scena e annuncia che lo spettacolo per oscuri motivi non si farà, anzi, invita a un altro che ci sarà poco distante, verso il Labaro (siamo a Roma Nord). Sottinteso: con le sue musiche.

La letteratura lo ha letto come competitor, in realtà è stato il suo primo ammiratore.

Pubblico sconcerato, ma solo per un istante.

Tutte le donne dunque lo vorrebbero per sé, ansiose di eternità.

"Poi che fatta si fu palese e conta,
doglia e vergogna prese
lo mio segnore, e chiese
chi fosser l’altre due ch’eran con lei.
E questa, ch’era sì di piacer pronta,
tosto che lui intese,
più nel dolor s’accese,
dicendo: "A te non duol de li occhi miei?".
Poi cominciò: "Sì come saper dei,
di fonte nasce il Nilo picciol fiume
quivi dove ’l gran lume
toglie a la terra del vinco la fronda:
sovra la vergin onda
generai io costei che m’è da lato
e che s’asciuga con la treccia bionda".

La madre ostacola il matrimonio ma Constance è decisa, lo porta all’altare, e dopo il “si” Amadeus vorrebbe subito possederla, tenta l’amplesso.

Scandalo: in una chiesa? Per l’Europa moralista, cupa, vittoriana è blasfemo.

"Fenno i sospiri Amore un poco tardo;
e poi con gli occhi molli,
che prima furon folli,
salutò le germane sconsolate.
E poi che prese l’uno e l’altro dardo,
disse: "Drizzate i colli:
ecco l’armi ch’io volli;
per non usar, vedete, son turbate.
Larghezza e Temperanza e l’altre nate
del nostro sangue mendicando vanno".

Rieccole: il Genio vive troppo di fretta e intensamente, è in fn di vita, le sue donne vorrebbero trattenerlo, con le loro malie e sortilegi, la loro possente sensualità, nel mondo dei vivi.

Per godere della sua musica e della sua energia ontologica.

"E io, che ascolto nel parlar divino
consolarsi e dolersi
così alti dispersi,
l’essilio che m’è dato, onor mi tegno:
ché, se giudizio o forza di destino
vuol pur che il mondo versi
i bianchi fiori in persi,
cader co’ buoni è pur di lode degno".

E per un lungo istante noi del pubblico ci illudiamo che la forza dell’amore riuscirà a ridare linfa vitale a quel corpo verde ma già consunto. E ci si aspetta che il "Carillon" riprenda a trillare…

Ma chi muore giovane è caro agli dei e il destino si compie.

"E se non che de li occhi miei ’l bel segno
per lontananza m’è tolto dal viso,
che m’have in foco miso,
lieve mi conterei ciò che m’è grave.
Ma questo foco m’have
già consumato sì l’ossa e la polpa,
che Morte al petto m’ha posto la chiave.
Onde, s’io ebbi colpa,
più lune ha volto il sol poi che fu spenta,
se colpa muore perché l’uom si penta".

Eccole ancora intorno al catafalco, bardate del velo nero del lutto, colore che però in alcune culture è vita, rinascita, eterno ritorno.

"Canzone, a’ panni tuoi non ponga uom mano,
per veder quel che bella donna chiude:
bastin le parti nude;
lo dolce pome a tutta gente niega,
per cui ciascun man piega".

Da donne smarrite a prefiche in lacrime è un attimo. Ma quando irrompono le note di "Lady Marrmalade" (cover cantata da tantissimi artisti a cominciare da Christina Aguilera) si capisce che il Genio non se n’è andato, la sua assenza è più che mai presente, è viva sospesa nell'aria, mescolata ai pollini di una precoce primavera (il compositore traspassò il 5 dicembre 1791, era nato a Salisburgo il 27 gennaio 1756).

E infatti balla insieme alle sue donne.

Bravi! Bravi! Bravi!

Josko Conte (Mozart), Arianna Cigni (madre di Mozart), Isabella Deiana (cuginetta di Mozart), Nino Mallia (sarto di corte e prete), Emanuela Mari (cantante amante di Mozart), Raffaello Sasson (Salieri), Marcia Sedoc (duchessa), Gabriella Zizzi e Tina Angrisani (duchessine), Francesca Stajano Briganti (coscienza di Mozart), Maria Caterina Catroppa (sorellina di Mozart) e Stefania Di Santo (moglie di Mozart).

Le musiche live del maestro Maurizio Angelozzi hanno sottolineato i passaggi più significativi (e infatti alla fine irrompe in scena con gli spartiti mozartiani).

"Le donne di Mozart" ha aperto la nuova stagione teatrale capitolina nel segno della qualità artistica, estetica, culturale. In tempi di rubbish diffuso…