Cgil, Cisl e Uil contro Renzi: "Sindacato unico? Solo nei regimi"

di Pierpaolo De Natale - "Mi piacerebbe arrivare un giorno al sindacato unico, ad una legge sulla rappresentanza sindacale e non più a sigle su sigle", queste le parole che il premier Renzi ha pronunciato ospite di Mentana a bersaglio Mobile, in onda su La7.

In questa "primavera araba" della scuola pubblica italiana, nonostante le continue manifestazioni di docenti, presidi, personale ATA, studenti e famiglie contro il ddl "Buona scuola", il Presidente del Consiglio accende nuovamente gli animi comunicando piani oggettivamente estranei a qualsiasi forma di governo democratico.

La risposta dei sindacati a quanto affermato è stata rapida e immediata. "L'Italia non ha bisogno di un sindacato unico, ma di sindacati responsabili e riformatori", ha riferito Annamaria Furlan, leader di Cisl. È un'idea "concettualmente sbagliata" secondo Susanna Camusso, segretario della Cgil. E a ricordare un po' di storia è invece Carmelo Barbagallo, leader di Uil, che ha risposto: "Renzi auspica al sindacato unico. Dimentica, forse, che esperienze del genere sono, nella maggior parte dei casi, in Paesi totalitari".

Fu proprio nel periodo corporativo che l'Italia assistette - tra il 1926 e il 1944 - ad una terribile evoluzione del diritto sindacale. Durante il ventennio fascista si decise di abolire qualsiasi forma di rappresentanza, istituendo un sindacato per ogni categoria professionale. Questo sindacato non era, però, frutto della libertà sindacale e risultato della volontà dei lavoratori di organizzare liberamente le proprie rappresentanze, ma nasceva come un organo di diritto pubblico, costituito e controllato dal regime fascista.

Questo assetto antidemocratico della rappresentanza sindacale fu cancellato solo dopo il crollo del fascismo e definitivamente abolito con l'entrata in vigore della Costituzione, nel 1948.

Nostalgico richiamo all'operato fascista è anche quello riguardante la figura del preside-sceriffo introdotta dalla "Buona scuola". "Le supplenze ai posti di ruolo e gli incarichi di insegnamento di qualunque specie sono scelti e conferiti dal preside", ecco quanto recitava l'art. 27 del Regio Decreto n. 1054 del 6 maggio 1923. A qualcuno mancano, forse, i vecchi tempi?

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