Terremoto in Irpinia, quando Pertini rivoluzionò il ruolo effettivo del Presidente della Repubblica

di Alessandro Nardelli - Era il 23 Novembre 1980, quando alle ore 19:34 circa, due scosse sismiche arrivarono a distanza di pochissimi secondi una dall'altra sconvolgendo, irrimediabilmente, per novanta tragici secondi una vasta zona dell'Appenino meridionale, a cavallo tra l'Irpinia e la Basilicata. Le scosse, di magnitudo di 6.9, pari al 9° - 10° grado della scala Mercalli, con epicentro tra i Comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, causarono ben 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Interi paesi, tra i quali Sant'Angelo dei Lombardi e Lioni non esistevano quasi più. Furono rase al suolo oltre 70.000 costruzioni in 600 comuni, con il danneggiamento grave di altre 250.000.

Un’altra scossa subito dopo stravolse gli eventi in quegli attimi di sgomento misti a sconforto e dolore. Fu quella provocata dall’inusuale comportamento del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, recatosi immediatamente sui luoghi della tragedia nonostante il no deciso e convinto dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Arnaldo Forlani e di parte di alcuni ministri. Fino a quel momento non era mai accaduto che un Presidente della Repubblica scegliesse di essere presente nei momenti successivi a un così nefasto evento, a dimostrazione di come Pertini non amasse la rigidità dei protocolli. Inizialmente, egli decise di sorvolare le zone della tragedia in elicottero, trovandosi davanti un desolante scenario di morte e distruzione, solo un anticipo di quello che poco dopo sarebbe stato lo straziante grido di aiuto che le popolazioni colpite avrebbero lanciato al Presidente della Repubblica, sceso tra loro per abbracciarli e stringerli a se, portando una confortante parola di fiducia.

Ma si sa, Pertini non amava fermarsi a sperare che, in un modo o nell’altro, il Governo facesse qualcosa per questa gente. Infatti, una volta tornato a Roma, pronunciò un durissimo Messaggio alla Nazione, con l’amaro retrogusto di una pubblica reprimenda verso le più alte cariche dello Stato, di cui è qui riportato un estratto. "Nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi. E mi chiedo: se questi centri di soccorso immediati sono stati istituiti, perché non hanno funzionato? Perché a distanza di quarantotto ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate? Non bastano adesso;" "Non erano arrivate a quelle popolazioni razioni di viveri. Quindi questi centri di soccorso immediato, se sono stati fatti, ripeto, non hanno funzionato. Vi sono state delle mancanze gravi, non vi è dubbio, e quindi chi ha mancato deve essere colpito, come è stato colpito il prefetto di Avellino, che è stato rimosso giustamente dalla sua carica."

Una vera e propria rivoluzione costituzionale in merito al ruolo effettivo del Presidente della Repubblica, la figura che egli rappresentava e le sue “mansioni”, (ricordiamo che Pertini amava definirsi “Il primo impiegato dello Stato”). Enorme fu il clamore suscitato da tali affermazioni, soprattutto nel mondo politico, con il Ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, che decise di rassegnare le dimissioni (successivamente ritirate dopo aver parlato sia con il Presidente della Repubblica che con il Presidente del Consiglio dei Ministri) nelle ore successive all’intervento di Pertini, che con questa dimostrazione di forza, spronò il Governo ad agire in maniera decisa e tempestiva, perché fin troppo tempo si era già perso. Fu quindi affidato all’on. Giuseppe Zamberletti, in qualità di Commissario Straordinario, il compito di coordinare le operazioni di soccorso alle popolazioni che erano state colpite dal terremoto. 

Nel 14 maggio 1981, invece, il Parlamento approvò la legge 219 per la ricostruzione e lo sviluppo delle aree colpite dal sisma, stanziando ingentissime risorse finanziarie, mai dettagliatamente quantificate. Successivamente infatti, fu aperta un'inchiesta del filone Mani Pulite, denominata Mani sul terremoto, dove si cercò di fare luce sulla gestione dei fondi destinati ai comuni danneggiati dal sisma. Oggi, dopo trentacinque anni, sia in Irpinia che in Basilicata, sono stati ricostruiti quasi totalmente, gli edifici e le abitazioni colpite.

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