Tap, polizia carica manifestanti al sit-in contro espianto ulivi VIDEO

MELENDUGNO (LE) - Attimi di tensione tra le forze dell'ordine e i manifestanti che presidiano il cantiere Tap in località San Basilio, a San Foca, per protestare contro l'espianto degli ulivi sul tracciato dove dovrebbe sorgere il micro-tunnel del gasdotto

Due cariche della polizia hanno sgomberato il blocco di manifestanti davanti al cantiere Tap a Melendugno, in Salento. La cariche hanno provocato contusi.

Il Ministero dell'Ambiente ha dato l'ok a Tap all'espianto degli oltre 200 ulivi sul tracciato del microtunnel del gasdotto. A renderlo noto la Prefettura di Lecce che ha ricevuto la nota ministeriale nella tarda serata di ieri. Fu lo stesso prefetto, Claudio Palomba, a chiedere lo scorso 22 marzo al Ministero di chiarire alcuni aspetti in seguito ad un incontro col sindaco di Melendugno e con altri sindaci della provincia.
 
Per il Ministero "sono soddisfatte le condizioni della prescrizione 'A 44' per la porzione di progetto esaminata".
 
Per l'attività di espianto degli ulivi la nota evidenzia che "si ribadisce ancora quanto già rappresentato il 17 marzo scorso e che le attività di espianto asseriscono alla fase dei lavori convenzionalmente indicata come fase '0'. Tap ha annunciato di essere pronta a riprendere già da oggi l'espianto degli ulivi.


EMILIANO: "REGIONE PUGLIA E COMUNI SALENTINI IMPEGNATI PER OTTENERE LO SPOSTAMENTO DELL'APPRODO TAP - Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano dichiara sul caso Tap: "Le drammatiche notizie che giungono da San Foca descrivono una situazione nella quale il Governo della Repubblica sta utilizzando le Forze dell’ordine per risolvere una questione politica che non ha mai voluto affrontare ascoltando le popolazioni residenti ed in particolare l’indicazione della Regione Puglia e dei Comuni, che avevano chiesto di localizzare l’approdo del gasdotto più a nord, nell'area del comune di Squinzano, che ha dato il suo consenso, evitando di impegnare una delle più belle spiagge dell'Adriatico pugliese.

La battaglia del Tap è diventata per il Governo un simbolo della sua volontà di non dare alcun peso al parere delle popolazioni residenti che devono ricevere grandi opere pubbliche ad alto impatto ambientale.

Eppure la Puglia non ha mai detto no al gasdotto Tap, ma anzi intendeva favorirne la realizzazione pacifica attraverso una sua diversa localizzazione.

Si stanno confrontando a San Foca non i manganelli della polizia e le fasce tricolori dei sindaci ma due diverse concezioni della politica.

L'una servile rispetto agli interessi dei grandi gruppi economici e dura e severissima con i diritti dei cittadini. L'altra, basata sulla connessione tra istituzioni e popolo a tutela dell’ambiente e della bellezza.

Utilizzando il massiccio spiegamento di forze che oggi è stato predisposto, il Governo dà la misura della sua incapacità di ascoltare e elaborare politicamente le richieste di una regione intera che ha nel suo programma di governo, elaborato dal basso e votato da centinaia di migliaia di pugliesi, lo spostamento dell’approdo del Tap in un’altra area.

Si risponde sempre stancamente che questo spostamento non è possibile perché si perderebbe troppo tempo.

(Il progetto di approdo TAP)
La fretta dunque ancora una volta passa sopra le teste di cittadini e delle istituzioni locali che pure hanno saputo difendere la Costituzione della repubblica nella parte in cui tutela le autonomie locali e la autodeterminazione degli stessi.

La Regione Puglia, che è al fianco di tutti i cittadini ed i sindaci impegnati in questi momento, sta portando avanti la battaglia legale in tutte le sedi possibili.

Ieri purtroppo abbiamo dovuto incassare una pesante sconfitta giudiziaria da parte del Consiglio di Stato.

Pende ancora davanti alla Corte Costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzione proposto dalla Regione Puglia nei confronti del Governo per non aver dato neanche una risposta alla Regione sulla richiesta di revoca dell'autorizzazione unica, cioè per non averla coinvolta sin dal momento della presentazione del progetto da parte di Tap.

Io personalmente in Commissione parlamentare antimafia ho spiegato l'incongruità dell’approdo del Tap tanto a sud da costringere alla costruzione di un gasdotto terrestre di 55 km per la riconnessione alla dorsale Snam, che dovrà essere realizzato a carico della tariffa gas dei cittadini italiani, pur essendo al servizio di un'opera privata sia pure di interesse pubblico. Ho specificato inoltre che in quell'area l'inutile tratto aggiuntivo del gasdotto terrestre avrebbe costretto allo spostamento di migliaia di alberi di ulivo. Ma tutto questo purtroppo sino ad oggi non è servito a nulla.

In attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, che ove accogliesse le nostre richieste ci consentirebbe di ridiscutere l'approdo Tap, abbiamo deciso di impugnare la nota del Ministero dell’Ambiente del 27 marzo 2017. La suddetta nota “autorizza” Tap ad effettuare le attività preparatorie alla effettiva fase di inizio dei lavori. La Regione Puglia si riserva ogni ulteriore eventuale iniziativa giudiziaria finalizzata alla modifica del punto di approdo.

Aggiungo infine che un ulteriore battaglia si sta svolgendo a livello nazionale in sede di Via per l’esame del progetto di microtunnel.

In quella sede vigileremo con grande determinazione per ottenere lo spostamento dell’approdo nell’area del comune di Squinzano da noi indicata.

Ho istituito con il sindaco di Melendugno e gli altri sindaci interessati alla vicenda un tavolo tecnico politico permanente che ci consenta di condurre insieme questa battaglia al meglio delle nostre possibilità".

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